martedì 15 Ottobre 24

“Rivoluzione”, l’ultimo capolavoro di Arturo Pèrez Reverte

Che storia, che capacità di scrittura, che profondità di analisi. L’autore spagnolo non sbaglia mai un libro. Il Messico d’inizio Novecento, con la rivoluzione contadina guidata da Pancho Villa ed Emiliano Zapata, fanno da contraltare ai tremiti dell’animo umano. Ai grandi ideali che nessuna Intelligenza Artificiale saprà mai replicare. Chapeau

Non sbaglia un libro, Arturo Pèrez Reverte. “C’è un grande scrittore spagnolo – ha scritto Corrado Augias – che somiglia al miglior Spielberg più Umberto Eco. Si chiama Arturo Pèrez Reverte”. Vero. Verissimo. Anche con “Rivoluzione”, la storia avvincente dell’insurrezione contadina in Messico, guidata da Pancho Villa ed Emiliano Zapata, l’autore iberico conferma un talento fuori dal comune e una capacità di lettura dell’animo umano difficile da emulare. Contesto generale e vicende particolari si susseguono, s’intrecciano, divengono interscambiabili come in un gioco a somma zero. Scrittura limpida, mai banale, lontana da un nozionismo noioso e specioso, completano un piano semantico che finisce con il somigliare ad un quadro della migliore tradizione impressionista. Per Reverte l’uomo è un microcosmo che definisce una summa di valori inderogabili. La lealtà, il coraggio, l’onestà, l’amicizia. Da questo grumo di principi – e buone pratiche – non si deroga per nessuna ragione al mondo. Meglio la morte alla viltà. Più interessante l’assenza alla presenza pavida. Alla recita stereotipata. La sua letteratura è sempre velata da insegnamenti etici che rifuggono da pratiche moralistiche e bigottismi talebani.

Il Messico d’inizio Novecento diviene “un nuovo modo d’immaginare la vita”. Perché lì dove si uccide per vendicare l’onore “ricomincia l’amore”. E un uomo senza i propri ideali, senza una donna che possa accompagnarlo nei percorsi impervi dell’esistenza, diviene un niente che passeggia con il nulla. Non esiste, in questo momento, nessuno scrittore italiano che possa anche lontanamente avvicinarsi all’autore de “Il club Dumas”. Non ci sarà mai nessuna Intelligenza Artificiale in grado di replicare lavori del genere. Perché l’artificiale non soffre, non crede, non ama. Non si batte. Non perde perché un domani, forse, si possa vincere. Non sale sull’altalena dell’animo umano. E i processi creativi sono impossibilitati a dipanarsi all’ombra delle più elementari emozioni. Grandissimo Arturo Pèrez Reverte. Ogni suo libro è adrenalina pura per chi coltiva il mestiere della scrittura.

Articoli Correlati

Intellettuali del piffero

La destra di matrice fascista non ha fatto i conti con la storia. Neanche la sinistra di matrice comunista. Ma questa verità elementare, oggettiva,...