mercoledì 16 Ottobre 24

Taranto, il piatto piange

di Giuseppe Di Cera

Bene la reazione con il Sorrento per il 2-2, ma restano i problemi legati a un bilancio in perdita

Il tempo che scorre ha preso per mano il Taranto per portarlo dritto verso il secondo derby della stagione. Dopo la Team Altamura ci sarà il Foggia, altra squadra in crisi e che ha recentemente riposto ogni speranza di rimettersi in piedi nelle mani di Ezio Capuano.

L’ex tecnico rossoblù, coltivatore di un sogno per l’intera scorsa stagione, ha lasciato la piazza tarantina attirandosi diverse ire da parte dei tifosi. Adesso è alla guida dei rossoneri e vederlo su una panchina diversa provocherà sentimenti contrastanti. Fa parte del gioco, che crea bruschi passaggi dal classico “c’eravamo tanto amati” a qualcosa di differente.

Al Pino Zaccheria il Taranto metterà piede dopo il punto interno ottenuto con il Sorrento, un pareggio in rimonta per 2-2 e nel quale emerge con decisione un elemento: la reazione. Sì, perché per la prima volta la squadra è stata capace di rispondere a uno svantaggio. L’ha fatto 4 minuti dopo avere subito il gol del 2-1 e di questi tempi è oro colato.

Nelle prime sei uscite, aveva subito la risposta avversaria. Un buon punto di partenza per una squadra che ha un pesante deficit di autostima e tanti ragazzi che devono prendere confidenza con l’ambiente e le difficoltà del contesto. Tanto da rinunciare al loro utilizzo, il che significa non fare ricorso al minutaggio e quindi agli introiti della lega. Il bilancio piange, perché il minutaggio era ed è una delle due voci di guadagno del Taranto. Nel corso dell’estate se n’è parlato tanto, perché era uno dei motivi che avrebbero indotto Capuano a non restare in riva allo Ionio. Il presidente Massimo Giove lo rassicurò, come si sottolineò nella conferenza stampa del 2 luglio, sulla possibilità di non ricorrervi e perciò di puntare tutto sugli Over per il salto di categoria.

L’altro binario favorevole alle casse societarie sarebbe quello dei tagliandi venduti, ma anche qui bisognerebbe registrare soltanto forti dolori. Sugli spalti con il Sorrento erano soltanto in 565, la metà di quanti ve ne fossero presenti con i biancorossi dell’Altamura (1.160).

Un numero per niente sufficiente per recuperare le spese necessarie per aprire lo stadio e renderlo fruibile al pubblico. Potrebbe bastare, forse, soltanto a saldare il giusto compenso a steward e hostess impiegati per accogliere tifosi di casa e ospiti. Nulla più. Azzerate le due voci non che mettere mano al portafoglio, sorridere e pagare. Forse ancora per poco, perché non sarebbe lontano il passaggio di proprietà. Giove ha smentito l’interesse di imprenditori internazionali, ma una mano salvifica potrebbe arrivare dal caro vecchio bel paese.

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