Per i sindacati è necessario un cambio di governace dell’azienda con l’ingresso in maggioranza di Invitalia per garantire un rilancio produttivo del gruppo
Si è chiuso, come previsto, con un mancato accordo anche il secondo incontro di oggi pomeriggio al Ministero del Lavoro sulla cassa integrazione in deroga chiesta da Acciaierie d’Italia, ex Ilva, per 2.500 dipendenti del sito di Taranto.
Per la Fiom Cgil questo determina, di fatto, una situazione di incertezza per i lavoratori. La complessità della vertenza ex Ilva, in assenza di un quadro chiaro sul futuro occupazionale, industriale e ambientale, rischia di implodere sia dal punto di vista sociale che ambientale”. Per la Fiom, “è del tutto evidente che la vertenza ex Ilva è in una fase di stallo per responsabilità della multinazionale, sia nella gestione della cassa integrazione, che di investimenti certi sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie e di rilancio della produzione dello stabilimento di Taranto e degli altri siti”.
La Fiom evidenzia le “responsabilità del Governo che, ad oggi, non ha fatto chiarezza sui futuri assetti societari, soprattutto nella mancata presentazione di un piano industriale che riguarda anche la transizione ecologica. Le problematiche relative alla vertenza ex Ilva non si risolvono esclusivamente con un ulteriore decreto, con l’intento di mettere una pezza all’ammortizzatore sociale richiesto dalla multinazionale. Le organizzazioni sindacali continuano a chiedere maggiore chiarezza su un sito, così come ricordato nei decreti salva Ilva, d’interesse strategico per il nostro Paese”.
Per la Fiom Cgil, “il Governo Meloni non può continuare ad intervenire con soluzioni tampone, occorre attivare da subito un tavolo ministeriale per affrontare in maniera definitiva la vertenza ex Ilva, partendo da un cambio dell’attuale management attraverso l’ingresso in maggioranza di Invitalia nel capitale sociale di Acciaierie d’Italia necessario a garantire un rilancio produttivo del gruppo”. Davide Sperti, segretario Uilm, dichiara all’AGI che “tutte le sigle sindacali hanno ribadito oggi al ministero del Lavoro che non esistono le condizioni per accordarsi sulla nuova cassa. Acciaierie d’Italia non ha mutato posizione, il piano industriale non c’è, la prospettiva del gruppo non è in alcun modo delineata e soprattutto noi riteniamo di non poter più discutere con l’attuale management. Serve un cambio di rotta” conclude Sperti. Che poi aggiunge: “Il Ministero del Lavoro ci ha detto che la questione sarà riportata stasera in Consiglio dei ministri e in quella sede si deciderà”.
Secondo Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl, “rimangono delle rigidità e un’inaffidabilità da parte dell’attuale management di Acciaierie D’Italia che non permette nessun tipo di avanzamento. Il nostro auspicio – prosegue – è che per quanto riguarda le competenze della Regione Puglia e del Ministero del Lavoro sulla gestione della copertura della cassa integrazione per i lavoratori, si trovi una soluzione rapida anche rispetto a nuovi strumenti e interventi messi in campo dal Governo. Come Fim – osserva D’Alò – ribadiamo l’importanza che qualunque sia la decisione, venga tutelato il salario dei lavoratori così come abbiamo fatto responsabilmente lo scorso mese di marzo con l’accordo che firmammo all’epoca. Ma soprattutto ci aspettiamo sia finalmente fatta chiarezza da parte del Governo sulla volontà di un cambio di governance dell’azienda che possa restituire serenità e affidabilità alle relazioni industriali, oggi compromesse da questa gestione”. (AGI)