Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto e Daniela Salzedo, direttrice di Legambiente Puglia: “La decarbonizzazione è già partita in Europa, ma a Taranto resta un fantasma”
E’ recentissima la notizia che in Austria la società VoestAlpine ha avviato il cantiere per la costruzione di un forno ad arco elettrico (EAF) a Donawitz: produrrà 850mila tonnellate di acciaio nel 2027, senza utilizzare carbone. E’ prevista inoltre la costruzione di un secondo forno EAF a Linz con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 di quasi 4 milioni di tonnellate all’anno, gettando le basi tecnologiche per la produzione dell’acciaio di domani, con un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro.
“Si tratta dell’ultimo tassello di un processo impetuoso che ha investito l’Europa e che ha come obiettivo la decarbonizzazione dell’acciaio” dichiarano Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto e Daniela Salzedo, direttrice di Legambiente Puglia ” In Italia invece siamo fermi e la decisione del Governo di non finanziare con i fondi PNRR la costruzione dell’impianto per produrre il preridotto a Taranto, demandandone genericamente la realizzazione all’uso dei Fondi di sviluppo e coesione, rende allo stato la decarbonizzazione un fantasma. Non si sa quando mai potrà realizzarsi e, peraltro, nella domanda di A.I.A. presentata da Acciaierie d’Italia, non ve n’è traccia. Nel contempo si pensa invece a ricostruire l’altoforno 5, per una produzione tradizionale, a carbone, di quasi 4 milioni di tonnellate annue di acciaio altamente impattante sia per le emissioni inquinanti che per quelle di anidride carbonica. Una scelta in controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo in tutta Europa: se attuata, invece che procedere in direzione della decarbonizzazione si andrebbe a marcia indietro, si ridarebbe vita ad un dinosauro.”
“Gli esempi di quanto sta avvenendo in Europa sono davvero tanti – affermano Franco e Salzedo – Olanda, Bassa Sassonia in Germania, Finlandia e Svezia solo per citarne alcuni. Intanto in Spagna Arcelor Mittal prevede di sostituire i due altiforni tradizionali attualmente operativi nello stabilimento di Gijón con un forno elettrico ed un impianto per la produzione di preridotto L’impianto dovrebbe entrare in funzione nel 2025 con una capacità di 2,3 milioni di tonnellate annue. Anche ad Hamilton, in Canada, Arcelor Mittal sta realizzando un impianto per la produzione di preridotto con una capacità di 2,5 milioni di tonnellate all’anno, completamente ‘hydrogen ready'”.
“Insomma – concludono la presidente di Legambiente Taranto e la direttrice di Legambiente Puglia – solo a Taranto non si muove nulla ed è scandaloso che a tutt’oggi il Ministero della Salute non abbia prodotto e reso nota la valutazione preventiva dell’impatto sanitario atteso per lo stabilimento siderurgico di Taranto. Si tratta di un documento che attendiamo dal 27 maggio 2019, quando fu disposto il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale, poi scaduta il 23 agosto di quest’anno, al fine di introdurre eventuali condizioni aggiuntive motivate da ragioni sanitarie, così come richiesto formalmente dal Sindaco del Comune di Taranto. Un riesame che non si è mai concluso. L’11/07/2022, il Ministero della Transizione Ecologica ha dato avvio alla fase finalizzata ad aggiornare le valutazioni sanitarie relativamente allo scenario emissivo post-operam, ma a tutt’oggi non abbiamo notizie. Legambiente ritiene sia urgente ed irrinunciabile l’acquisizione in via prioritaria della valutazione preventiva di impatto sanitario redatta secondo le linee-guida definite dall’Istituto Superiore di Sanità, commisurata al quadro emissivo correlato ad una produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio effettuata con gli attuali impianti a valle degli interventi ambientali previsti dal DPCM del 2017. I cittadini di Taranto non sono cittadini di serie B: hanno il diritto di sapere“.