“La fabbrica o decarbonizza o chiude”
“Rischiamo di andare sugli scogli innazitutto per la situazione di grandissima tensione che si è verificata con l’aggressione di Israele da parte di Hamas, che apre un quadro geopolitico molto complicato ma anche anche Acciaierie d’Italia rischia effettivamente di essere fra gli scogli. Il socio privato deve decidere cosa vuole fare”. Lo ha detto Antonio Gozzi, presidente di Federacciai oggi durante la presentazione della Genoa Shipping Week alla Fiera di Genova.
“Ripeto che se ArcelorMittal, che è la prima siderurgia del mondo, è disponibile a mettere soldi e management per salvare l’impianto industriale italiano più importante, non c’è soluzione migliore. E però se non lo fa bisogna cambiare registro. E il tempo stringe perché il degrado di una situazione in cui non c’è capitale circolante, se fanno pochi investimenti, non può essere prolungato più di tanto. Mi sembra che sia venuto il momento della verità e delle scelte, speriamo che ci sia una soluzione che consenta all’Italia di continuare a mantenere questo che è un asset strategico per l’industria nazionale della trasformazione del metallo”.
Alternative? “Non sta a me indicare altre soluzioni, tenendo conto anche che lo Stato è socio dentro Acciaierie d’Italia, quindi direi che Palazzo Chigi e via Veneto si devono fare carico del problema e devono trovare una strada per consolidare l’occupazione, consolidare l’asset strategico, proseguire nel processo di decarbonizzazione perché se l’Ilva non decarbonizza chiude. Non si può sostenere un extracosto a partire dal 2027 di 200 euro alla tonnellata di acciaio che è pari all’acquisto delle quote di CO2 che saranno necessarie per produrre quell’acciaio tenendo conto che dal 2027-28 le quote gratuite non ci saranno più”. (ANSA)