Sono ore di riflessione in casa rossoblù. Giunti a questo punto, dopo quanto accaduto oggi con lo stadio che rimarrà chiuso per chissà quanto altro tempo ancora, tutto può accadere. CosmoPolis, in esclusiva, vi riporta le considerazioni-annotazioni dell’ingegnere Sebastio del Genio Civile nell’ambito della Commissione di vigilanza per i pubblici spettacoli
Sono ore di riflessioni in casa Taranto. Non si esclude nulla giunti a questo punto. Neanche le dimissioni, il disimpegno totale del presidente Giove dal sodalizio rossoblù. Leggere il verbale della commissione di vigilanza per i pubblici spettacoli, redatto questa mattina, ripetere a memoria le annotazioni-considerazioni dell’ingegnere Sebastio del Genio Civile, per capire perché lo stadio rimarrà chiuso per chissà quanto altro tempo ancora. E dopo oltre due settimane di lavori, realizzati da tecnici e ditte individuati dal Comune, si sia praticamente al punto di partenza. Presidi statici da implementare perché si abbia una messa in sicurezza definitiva. Indagini sui materiali utilizzati non completate. Richiesta di approfondimenti ulteriori sul modello di calcolo strutturale. Mancata esecuzione delle prove inerenti l’integrità delle opere in calcestruzzo. Relazione carente sulla verifica delle unioni bullonate per quel che concerne le aste metalliche. Cioè: le basi per avere in sicurezza l’intera struttura del settore di curva sud. Terminologia utilizzata nella relazione, scritta dai tecnici del Comune, che necessita di ulteriori chiarimenti.
Praticamente un mezzo disastro. Uno stadio da ultimo stadio del movimento senza costrutto, del lavorio a digiuno di lavoro. Si faceva prima a lasciare le cose come stavano, a fermare il tempo al giorno dopo il derby giocato contro il Foggia. Avrebbero fatto tutti più bella figura. Giocare lontano dallo Iacovone, o giocarvi a porte chiuse, senza i propri tifosi, è un danno incalcolabile per una società di calcio. Un danno economico di alcune centinaia di milioni di euro, un danno d’immagine che definisce la nostra cifra, il nostro reale valore, non solo sportivo, nel resto del Paese.
Fare calcio a Taranto rischia di divenire non semplicemente difficile, ma proibitivo. Cosi come fare editoria. Così come fare qualsiasi cosa che comporti un rischio d’impresa – e un esercizio dignitoso del talento – che si discosti da micragnose gestioni ruffiane dell’esistente. Giove potrebbe andar via, gettare la spugna, dopo una promozione nel calcio professionistico e il terzo campionato di fila disputato in Lega Pro. Non so chi altri, tra i sedicenti imprenditori locali, avrebbe saputo fare di meglio. Iacovone da lassù ci guarda e ci commisera mentre schiaccia di testa l’ennesima palla in rete.