Perchè il sindaco di Taranto non sente l’esigenza d’intervenire, di dire la sua, sul dramma economico e produttivo della più grande fabbrica italiana? Forse perchè, nell’accordo con Fitto sui Giochi del Mediterraneo, rientra anche il destino del mostro di acciaio? Non c’è nulla d’innocente nei silenzi sinistri che si allungano su questa vicenda
Non una parola, un’esternazione, un semplicissimo cenno sull’ex Ilva. Nessuna posizione caldeggiata in merito al dramma industriale della più grande fabbrica italiana. Mai una partecipazione affianco dei lavoratori – e dei sindacati – per sostenere le loro ragioni, farli sentire meno soli. Stessa cosa dicasi per le imprese locali, quelle dell’indotto, costrette a fare la questua per vedersi pagare parte residuale delle fatture emesse e dei lavori eseguiti. Completamente abbandonate al proprio gramo destino. Il mutismo regna, incontrastato, tanto che Bernabè si dimetta quanto che la Morselli imperversi in relazioni industriali inesistenti. Con lo Stato, e quel che resta del mercato, a fronteggiarsi in dispute solitarie. A segnare la fine di un’epoca produttiva imbalsamata in logiche novecentesche. E la fuoriuscita da una modernità economica divenuta, nel frattempo, già vecchia. Superata. Inadeguata allo spirito del tempo presente, per dirla con le parole di Hegel. Melucci, da sindaco di Taranto, sceglie il mutismo alla parola dispensata. L’inerzia calcolata al moto vitale.
Non ce ne vogliano i Giochi del Mediterraneo, i propositi di rigenerazione urbana della Città vecchia inspiegabilmente fermi, il nuovo Piano regolatore che non potrà ridursi ad una cementificazione selvaggia delle tante periferie urbane, gli sport di acqua senza stadi del nuoto, il rilancio di un Porto ancora inespresso per larghi tratti, l’università con il complesso di Edipo verso il padre barese, ma è sull’ex Ilva, sulla fabbrica di acciaio, sul suo epilogo definitivo, o prologo rigenerante, che andranno misurati i destini della città. Qualunque cosa si decida (o non si decida) di fare alla fine.
Se questo è tutto vero, oggettivo, perché allora il sindaco priva la politica di essere della partita? La sottrae al contraddittorio tra le parti? Ne inficia ruolo e funzioni? Forse perché nell’accordo con Fitto sui Giochi del Mediterraneo, nell’avvicinamento tra sindaco e ministro, rientra anche la difficilissima partita di Acciaieria d’Italia? Una palla al piede per l’attuale governo, al pari di quelli precedenti. Un problema che si arrovella nel cercare possibili soluzioni. E’ un’ipotesi, niente di più. Una malignità di quelle insegnataci da Andreotti. I punti che si congiungono, i cerchi che si chiudono seguendo il passo dei ragionamenti. Non è il silenzio degli innocenti quello che Melucci sta allungando sul corpo morente dell’economia cittadina.