Dal sopralluogo compiuto dal movimento politico “L’Alternativa” di Leporano non risulta una ripresa dei lavori di riqualificazione: l’area è stata ripulita e recintata mentre sulla falesia, sempre più a rischio crollo, è stato apposto un cartello di pericolo
Le stagioni si susseguono davanti alla scogliera di Leporano ma nulla, o quasi, sembra cambiare.

Sono passati due mesi dal nostro ultimo intervento sul Parco Archeologico di Saturo, nel quale evidenziavamo le condizioni di abbandono e incuria in cui versava l’intera area, per la cui riqualificazione sono stati stanziati negli anni 5 milioni di euro.
Silenzio da parte dell’amministrazione comunale leporanese, ma anche della Provincia e della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, che ad oggi non hanno ancora replicato alle nostre richieste in merito.
A fine settembre, tuttavia, la soprintendente Barbara Davidde è intervenuta sulla vicenda, fornendoci indirettamente una risposta: “Il Parco di Saturo sarà inaugurato a dicembre”, aveva promesso durante la conferenza stampa di presentazione del premio Satyrion per l’archeologia.
Così, arrivato l’ultimo mese di questo 2023, siamo tornati sulla scogliera di Leporano per capire cosa è cambiato dall’ultima volta.
Doveroso comunicare che l’area è stata delimitata da una recinzione metallica, anche per porre fine al via vai continuo delle persone che, soprattutto in estate, bivaccavano tra le rovine o ci passavano addirittura sopra in bici, come da noi documentato.
Anche la falesia, costa rocciosa in cui è presente una frattura che negli anni sta diventando sempre più profonda, è stata recintata e sono stati apposti cartelli segnalanti la presenza di pericolo.
E poi?
Per capirne di più abbiamo intervistato il presidente del movimento politico “L’Alternativa” di Leporano, Marco Calabretta, che ha riportato l’attenzione sulle vicende del Parco “dimenticato”.

Cosa è cambiato dal nostro ultimo sopralluogo nel Parco? Siamo davvero alla vigilia della tanto attesa inaugurazione?
Consapevoli che le promesse fatte dalla Soprintendenza riguardo l’inaugurazione a fine anno non potevano essere mantenute abbiamo effettuato un nuovo sopralluogo sul posto, nel rispetto dei nuovi limiti imposti. Ne è emerso che il Parco sembrerebbe aver ricevuto una semplice ripulitura dai cumuli di rifiuti e dalle erbacce che deturpavano l’area.
I lavori di riqualificazione, però, non sono ancora ripartiti. In questo momento, come avete detto, si sta procedendo ad installare una recinzione lungo il perimetro del Parco, per evitare lo scempio a cui abbiamo assistito la scorsa estate.
Come ribadito nelle scorse interviste, la falesia costituisce un problema a parte, che peggiora a vista d’occhio. Cosa è stato fatto, finora, per impedirne il crollo e quali sarebbero le conseguenze se ciò dovesse accadere?
A febbraio io e Mino Lo Re di “Anche questa è Taranto”, proponemmo all’amministrazione comunale di Leporano la stipula di una convenzione con il Dipartimento di Scienze della Terra e Geo-ambientali dell’Università degli Studi di Bari, a seguito di un sopralluogo sul posto compiuto personalmente assieme ad un professore universitario, geologo e speleologo, specializzato in Geodinamica costiera. La nostra proposta, però, venne bocciata da una consigliera che dichiarò, a mio avviso anche con una certa arroganza e presunzione, che avrebbe provveduto personalmente a reperire un esperto per la risoluzione del problema. L’incarico fu affidato il 18 agosto al geologo Antonio Mattia Fusco: ad oggi non abbiamo notizie su quanto svolto nell’ambito di questo mandato.
Vorrei che a parlare fossero le immagini a corredo della nostra intervista: nel 2017 quella che oggi costituisce un vero e proprio pericolo, era una frattura di pochi centimetri.
La parte della falesia prospiciente la Villa romana è delimitata da alcuni pali infissi nei blocchi di cemento e con filo di ferro, in parte staccato, sul quale è stato apposto un cartello di pericolo.

Seguendo il costone verso la baia di Porto Pirrone, si nota un allungamento della frattura fino a raggiungere dei grossi blocchi sottostanti il muro a secco che delimita una parte del Parco, dove si trovano le cisterne; insomma, è a rischio crollo anche tutto il costone che guarda la baia di Porto Pirrone e, con esso, anche il sentiero belvedere.
L’Alternativa sta monitorando costantemente la situazione del Parco ma è ovvio che per risolvere concretamente la situazione è necessario uno sforzo corale delle istituzioni e degli enti coinvolti. Quali saranno i vostri prossimi passi per evitare che il Parco di Saturo diventi l’ennesimo caso di ricchezze culturali sprecate e lasciate all’incuria?
Come movimento politico composto da cittadini attivi e attenti abbiamo avanzato proposte, attirato l’attenzione pubblica e cercato il coinvolgimento di Provincia e Regione ma, purtroppo, ad oggi non abbiamo avuto alcun risultato concreto.
Continueremo a monitorare e sollecitare ulteriori interventi da parte di chi di dovere, anche a favore di altri siti storici e archeologici del territorio, nella speranza che i nostri appelli non cadano nel vuoto.
Qui sotto potete trovare la photogallery con tutte le immagini dell’ultimo sopralluogo effettuato al Parco di Saturo




































