Come il resto del Paese, Taranto soffre di un provincialismo esasperato. L’assenza di una vera borghesia cittadina, intellettuale e produttiva, alla base di questo sconfinamento progettuale. Il libro di Giorgio Bocca e i suoi allenamenti di canottaggio, da giovane fascista, nel bacino del Mar Piccolo
Dell’Italia è proverbiale il suo provincialismo. Non siamo all’altezza di Germania e Gran Bretagna, neanche della Francia, per questa nostra naturale inclinazione alla limitatezza di giudizio. Alla replica di originali restituiti come novità assolute. Alla perdurante, e pedante, ruffianeria: messa in circolo con geometrica linearità. Dal Rinascimento in poi, abbiamo smesso i panni dei suggeritori per adagiarci nel ruolo di origlianti seriali. L’assenza di una vera borghesia nazionale, intellettuale e produttiva, ha segnato – e scavato – il fossato ideale tra noi e gli altri grandi Paesi europei. Giorgio Bocca ci scrisse anche un libro sull’argomento, titolato giustappunto “Il Provinciale”. La sua tesi, semplice, pedagogica, a tratti introspettiva, fissava nell’esaltazione malevola del proprio campanile l’essenza dell’italico provincialismo. Mario Soldati, ironicamente, discettava del desiderio provinciale per noi italiani di apparire internazionali. L’analisi potrebbe continuare all’infinito, corroborata da fatti e circostanze diversi. In tanti si sono esercitati sull’argomento, con alterne fortune.
Ci permettiamo di aggiungere che, alla base (e all’altezza) del nostro provincialismo, si staglia anche la brutale violenza riservata, dagli stessi italiani, a chi provinciale non lo era – e non lo è. Agli esempi coraggiosi, e controcorrenti, di idee – e condotte – non circoscritte attorno al proprio ombelico. Al fuoco amico che brucia per invidie malcelate nei confronti di un certo ardore non usuale. Estroflesso rispetto al canovaccio nazionale. Si parva licet componere magnis, trasmigrando dai grandi ai piccoli esempi, Taranto replica il provincialismo italiano su base locale. Con la sua modestia culturale, con la propria insipienza politica. Medaglia d’argento alle olimpiadi pugliesi, per importanza geo-produttiva e numero di abitanti, prediligiamo il servilismo, l’incedere lisergico al passo dignitoso. L’accattonaggio piagnone alla ribalta progettuale.
Saremmo i secondi sulla carta, ma sul palco per la premiazione finale invitano gli altri. Giorgio Bocca, nel libro di cui sopra, racconta come da giovane fascista, e appassionato di canottaggio, il regime lo spedì a Taranto per allenarsi nel bacino del Mar Piccolo. Quella stessa insenatura naturale, unica al mondo, che non si riesce a bonificare. Perché nei fondi del PNRR non c’è un centesimo destinato alle bonifiche dell’area tarantina. La già Magna Grecia dispersasi nel provincialismo cosmico. E anche parecchio comico.