Come anticipato da CosmoPolis, il governo lavora su un nuovo decreto per la manifestazione sportiva di Taranto. Così come già fatto per Milano-Cortina
Taranto 2026, i Giochi del Mediterraneo 2026 sospesi tra potere e sovranità: il nodo delle spese divide Italia e Comitato Internazionale. Sorrisi di circostanza, un caffè e saluti con cordiali strette di mani. Non si è andati oltre. Si è concluso così, mercoledì scorso 8 ottobre, il concordato incontro tra i rappresentanti del Comitato Internazionale dei Giochi del Mediterraneo (CIJM) e il Governo italiano. Un appuntamento molto atteso, dal quale però non è arrivata alcuna decisione concreta: la sensazione è che, dietro la cortesia diplomatica, resti intatto lo scontro tra due visioni diverse del potere e della sovranità nell’organizzazione dell’evento.
Il nodo economico e politico
La frattura riguarda la ripartizione di una fetta delle spese (broadcasting, logistica, servizi tecnici) e la gestione dei fondi destinati all’organizzazione dei Giochi. Da una parte, il Comitato Internazionale rivendica la propria autorità e il rispetto delle regole comuni che governano la manifestazione. Dall’altra, il Comitato italiano, sostenuto dalle Istituzioni nazionali e locali, rivendica la necessità di poter gestire autonomamente risorse e decisioni operative, in un contesto che coinvolge fondi pubblici e investimenti territoriali.
Sul tavolo, dunque, non c’è soltanto una questione contabile, ma un vero confronto di visioni: da un lato, la tutela di un marchio e di un protocollo internazionale; dall’altro, la rivendicazione di una piena sovranità gestionale da parte di chi, in concreto, dovrà realizzare e pagare l’evento.
L’ipotesi di un decreto ad hoc
Per uscire dall’impasse, prende corpo l’ipotesi di un intervento diretto del Governo italiano. Come già avvenuto per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, l’Esecutivo potrebbe varare un decreto ad hoc che consenta al Comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo 2026 di operare in deroga ai vincoli di spesa, assumendosi l’onere delle coperture economiche necessarie e superare, in tal modo ed in buona pace per tutti, lo scontro con il Comitato Internazionale. Una soluzione certamente straordinaria, ma forse l’unica percorribile, per evitare che il contenzioso burocratico si prolunghi nel tempo e comprometta la realizzazione stessa dei Giochi.
Taranto, una sfida che non può fallire
L’obiettivo rimane chiaro: i Giochi del Mediterraneo 2026 debbono disputarsi a Taranto. Solo e soltanto a Taranto. Ogni ipotesi alternativa, di rinvio, di ridimensionamento o spostamento, rappresenterebbe una sconfitta, una immane disfatta, per tutti.
Per il CIJM significherebbe una perdita di credibilità, per l’Italia e per la Puglia e per l’intero Mezzogiorno, la perdita di una straordinaria occasione di rilancio infrastrutturale, turistico e sportivo.
Dietro lo scontro di questi giorni si cela, nella realtà, una sfida di governance: riuscirà l’Italia a dimostrare che può gestire in modo autonomo e credibile un grande evento internazionale, senza compromettere i delicati equilibri istituzionali che necessariamente lo accompagnano?
La risposta, come spesso accade, dipenderà dalla politica. E da un decreto che, più che un atto tecnico, potrebbe diventare la modalità di comportamento più assennata/avveduta, evitando così di danneggiare se stessi come altri. In definitiva il simbolo, unico, di fiducia e responsabilità nazionale.