Potere della legge elettorale pugliese. Potere della soglia del 4% da conseguire. Potere delle debelozze che, messe assieme, divengono mezza forza. Marti, Chiarelli e i versi di Walt Whitman. Lega ed Udc: mai dire mai in politica
Si erano lasciati male, fingono di essersi ritrovati bene. Potere delle consultazioni regionali. E della soglia del 4% da conseguire, se non si vuole restare fuori dall’Aula consiliare nella prossima legislatura. Roberto Marti e Gianfranco Chiarelli ricordano certi fidanzamenti adolescenziali. Così teneri. Così veri. Pieni di sogni, di litigi ultimativi, di passioni che continuano ad ardere sotto la cenere di amori imperituri. Lega(ti) sino a qualche anno fa nel partito “O capitano!/ Mio Capitano!, la riedizione salentina e martinese dei versi di Walt Whitman, ad un certo punto decisero di divaricare i loro destini. Di separarsi. E continuare ognuno per la propria strada.
Marti rimase nel Carroccio, sedendo al Parlamento; Chiarelli continuò la propria attraversata nel deserto dei partiti della Seconda Repubblica. “Prima la Puglia”, Forza Italia, PdL, “Conservatori e riformisti” (un ossimoro), Lega e, da ultimo, l’Udc. Roba da far arrossire Juan Cuadrado: uno che ha giocato, praticamente, in quasi tutte le squadre che militano in Serie A.
Marti concorre per un seggio; Chairelli pure. Se lo avessero fatto senza federare i loro partiti, correndo da soli, sospendendo per questa campagna elettorale i loro distinguo, rimbalzati nel frattempo in ogni angolo della Puglia, non avrebbero avuto alcuna speranza. Entrambi. Questo è il momento della pace. Delle coabitazioni forzate. Dell’amore, all’improvviso. Della legge elettorale che sospende i divorzi; e dolcifica i veleni. Dopo il 24 novembre si vedrà. Per tornare a non potersi soffrire c’è sempre tempo.


