Vince il tempo, che prende tempo, nelle riunioni di maggioranza convocate a Palazzo di Città. I Verdi hanno smesso definitivamente la maschera, il Pd andrebbe psicoanalizzato. Bitetti, che conosce l’arte democristiana del dialogo che stanca e sfianca, gioca in vantaggio su svantaggiati di professione. La profezia di Agamben
Tutto è bene quel che finisce male. Azzerate le idee, sopravvive l’ideologia della poltrona. Il Poltronesifà di una politica imbelle. Divisa su tutto, ma sensibile al collante del potere. E alle sue lusinghe impenitenti. Senza rossori in viso. I documenti si firmano, si minimizzano, si ritrattano. Le riunioni di maggioranza divengono un lungo rituale dell’irrilevanza. Incontri anonimi, scanditi dal tempo che prende tempo. Il sindaco di Taranto conosce l’arte democristiana del compromesso, del dialogo che stanca (e sfianca). La sua maggioranza non ha alternative al Palazzo che occupa. Varcato il portone del municipio, molti di loro, non saprebbero come occupare la giornata. Lui questo lo sa bene. Gioca in vantaggio su svantaggiati di professione. Non c’è Ilva, forni elettrici, nave rigassificatrice che tenga con questi presupposti.
“Verde la speranza mai si perde” ha, ormai, smesso la maschera. Rivelato il vero volto: l’ecologismo è una variabile dipendente al ruolo esercitato da se stessi. Anni e anni di manifestazione di piazza, di moralismi, di lezioni impartite con l’arroganza dei cattivi maestri, riposti nei cassonetti dei rifiuti senza raccolta differenziata. Il Pd, un partito che andrebbe psicoanalizzato, rende pubbliche le accuse social di tutti contro tutti, non fa mistero dei propri deficit comportamentali, ma cela i provvedimenti disciplinari. Quelli, eventualmente, emanati verso propri iscritti. Nasconde la testa sotto la sabbia. Auspica il nuovo, si restituisce come il vecchio del vecchio.
Questa politica da fine della Storia ricorda tanto una massima di Agamben: “E’ un uomo che poteva essere ucciso da chiunque senza che si potesse configurare il reato di omicidio”. Poltronesifà? Classi dirigenti sedute, comodamente, sulle proprie contraddizioni.


