La polemica natalizia tra il mio amico, Marcello Veneziani, e il ministro Alessandro Giuli. Con l’inutile articolessa di Giuliano Ferrara: ministeriale oltre l’opportuno. La destra fa incetta di voti, ma non discetta. Governa senza incidere nella società italiana. Lunga vita ai liberi pensatori
La sinistra ha smesso di pensare. La destra non ha mai cominciato. L’espressione giustifica – e replica – il nostro eterno fascio-comunismo. I campi contrapposti che contrapposti non sono. Una certa diversità eguale. Al di là della brevità semantiche. E, al di qua, di evidenti banalizzazioni espressive. Divenute sempre più necessarie con la scomparsa dell’implicito. Una sorta di distacco dai codici valoriali, dai linguaggi condivisi, richiamato in un recente saggio dal politologo francese Oliver Roy. La polemica natalizia tra Marcello Veneziani e il ministro Alessandro Giuli, con l’interposta (e inutile) articolessa a firma di Giuliano Ferrara, dimostra quanto già si conosceva. Il sospetto che diviene certezza, allungando l’ombra riflessa sui protagonisti del momento. La destra italiana governa pur non incidendo. Indica senza saper indirizzare. Nella sua bolla amministrativa non v’è spazio per l’elaborazione culturale. Fa incetta di voti, ma non discetta.
Veneziani ha il coraggio di riconoscerlo. Di ammetterlo. Di rinfacciarlo alla propria famiglia politica. Giuli e Ferrara, mossi da interessi diversi, si accontentano di suonare il piffero. Omaggiando alla fine se stessi: intellettuali del piffero. Al pari della sinistra negli scorsi anni, questa destra è paga del potere. Delle sue liturgie laiche. Dei propri professionisti dell’impegno, promossi a libro paga del pensiero unico. Gramsci si pose il problema nei suoi quaderni del carcere; Bobbio, con il pamphlet “Destra e sinistra”, ritornò anni dopo al medesimo tema. L’assillo è sempre lo stesso: rompere l’incantesimo degli affabulatori a gettoni. Vecchie – e nuove – trombette del mercato mediatico. La sinistra è affetta dalla sindrome dei migliori; la destra ascolta gli istinti peggiori. Woody Allen, che consiglio al mio amico Veneziani, ci avrebbe tolto dall’imbarazzo: “Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”.


