Domenica 19 marzo, ore 18 all’Auditorium TaTÀ di Taranto, un racconto di Cada Die Teatro ispirato alle tradizioni berbera e sarda
Per il cartellone “favole&TAmburi”, rassegna di teatro ragazzi, domenica 19 marzo, alle ore 18 all’Auditorium TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, in scena “Il respiro del vento” di e con Mauro Mou e Silvestro Ziccardi, regia e collaborazione alla drammaturgia Alessandro Lay, musiche originali Mauro Mou, Matteo Sanna, Silvestro Ziccardi, luci e suono Matteo Sanna, produzione Cada Die Teatro, vincitore Festival Nazionale del Teatro per i Ragazzi di Padova – Amici di Emanuele Luzzati 2021. Durata 55′. Biglietto 7 euro. Info e prenotazioni al numero 366.3473430 attivo anche WhatsApp.
Lo spettacolo della compagnia cagliaritana (consigliato dai 5 anni) nasce dalla lettura del libro “Da dove viene il vento?” (titolo originale “D’où vient le vent”) di Hamadi, edito da De Vecchi nella collana “Ragazzi di qui, ragazzi di altrove” (2002). È una fiaba “raccolta sul campo” dallo scrittore belga di origini nordafricane. L’ha sentita raccontare in un villaggio dai Tuareg anche noti come uomini blu. Si tratta di un racconto berbero, di una fiaba apparentemente semplice ma come tutte le fiabe ricchissima di significati. Per Cada Die Teatro, Mauro Mou e Silvestro Ziccardi hanno mantenuto il nucleo centrale della storia ambientandolo in una terra più vicina alla nostra e arricchendo i personaggi e il racconto con elementi originali.
Vincitore della trentanovesima edizione del Festival Nazionale del Teatro per i Ragazzi di Padova – Amici di Emanuele Luzzati. La motivazione: «Per aver rappresentato con pochi, puntuali e suggestivi elementi scenici, uno spettacolo armonioso e perfettamente bilanciato dal punto di vista narrativo, recitativo, dalle luci, del suono e del coinvolgimento del pubblico. Per la capacità di attingere da diverse tradizioni (berbera e sarda) e di avventurarsi in una esplorazione di archetipi sul coraggio, l’iniziazione, la perdita e il ritrovamento di sé stessi, l’amore che travalica i confini di tempo e di spazio regalandoci un messaggio di speranza, sempre attuale, anche per il futuro del Teatro. Per aver perseverato nella scelta di portare in scena alcune colorate espressioni e filastrocche della lingua sarda, che ha contribuito a rendere vivace un ritmo che ha la cadenza di un respiro e la potenza del vento».