martedì 22 Ottobre 24

Decreto “salva Ilva”, le associazioni si rivolgono al Consiglio d’Europa

“Venga rispettata la sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani”

La questione dello stabilimento siderurgico ancora al centro delle iniziative delle associazioni ambientaliste del territorio e degli attivisti. Nel corso di una conferenza stampa tenutasi questa mattina il comitato Legamjonici e l’associazione Giustizia per Taranto, col supporto di Veraleaks, fanno appello al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.

“La Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia nel 2019 per la violazione dell’art.8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che sancisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare, inteso, in senso più ampio, come diritto alla salute. – spiegano le associazioni in una nota – Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa è l’organismo che oggi vigila sull’esecuzione della sentenza. Il Comitato dei Ministri ha ribadito, dopo l’ultima riunione (8-10 giugno 2022), – aggiungono –  che l’esecuzione di tale sentenza richiede l’adozione di tutte le misure necessarie a garantire che l’esercizio attuale e futuro dell’acciaieria non metta ulteriormente a rischio la salute dei residenti. Aveva, inoltre, espresso soddisfazione per l’eliminazione dell’immunità penale e amministrativa concessa ai responsabili dell’attuazione del piano ambientale. Lo stato di esecuzione della sentenza è ancora in corso e il Consiglio d’Europa attende dall’Italia un piano d’azione concreto e dettagliato a tutela della salute dei cittadini”.

Le associazioni stigmatizzano l’operato del Governo italiano responsabili di aver emanato un nuovo decreto volto a ripristinare l’immunità penale per tutti i soggetti coinvolti nella gestione dell’acciaieria. in relazione a questo si impegnano ad informare il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. “Il Governo Italiano prevede di garantire la prosecuzione dell’attività produttiva, anche in caso di reati e sequestro preventivo, mediante la nomina di un commissario. – proseguono – In questo modo si assicurerebbe l’impunibilità anche in caso di reato accertato e quindi per il danno già arrecato all’ambiente e alla salute. Inoltre, il rispetto delle prescrizioni non garantirebbe in alcun modo la tutela della salute dei cittadini, così come confermato dalla più recente VDS (Valutazione del Danno Sanitario) e dalla stessa Corte d’Assise. Pertanto, i soggetti che agiscono in ottemperanza alle prescrizioni non possono essere considerati esenti da responsabilità penali”. “Per queste ragioni, – concludono –  i rappresentanti dei ricorrenti premeranno affinché il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ritenga non rispettata la sentenza della Corte Europea”.

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