Cinquantacinque persone rischierebbero il processo per un presunto giro di certificazioni Covid contraffatte. Tra gli imputati un’operatrice sanitaria che avrebbe incassato oltre 50mila euro
Una rete di false certificazioni Covid che avrebbe fruttato decine di migliaia di euro sarebbe stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Taranto. L’inchiesta, condotta dalla Procura di Lecce, vedrebbe coinvolte 55 persone che dovranno comparire davanti al Gup Marcello Rizzo il prossimo ottobre.
Secondo gli inquirenti, al centro del sistema ci sarebbe stata un’operatrice di soccorso che, operando in diversi centri vaccinali della zona, avrebbe rilasciato Green Pass falsi in cambio di denaro. Il prezzo per ogni certificazione si sarebbe aggirato intorno ai 350 euro, con i pagamenti che sarebbero transitati su una Postepay intestata alla madre dell’indagata, dove sarebbero stati registrati movimenti per oltre 50mila euro.
Nel mirino degli investigatori sarebbero finiti anche un dipendente dell’Asl di Taranto e due impiegati di un’azienda leccese che gestiva la logistica dei magazzini sanitari. Questi ultimi avrebbero sottratto materiale medico come mascherine, guanti e tamponi rapidi per rivenderli illegalmente.
I reati contestati andrebbero dalla corruzione al falso ideologico, dalla truffa aggravata al peculato, fino all’accesso abusivo a sistemi informatici. Le false certificazioni, secondo l’accusa, avrebbero permesso ai beneficiari di eludere le restrizioni sanitarie vigenti durante la pandemia, mettendo potenzialmente a rischio la salute pubblica. L’Asl di Taranto si costituirà parte offesa nel procedimento che vedrà coinvolti imputati provenienti non solo dalla provincia ionica ma anche da diverse città del Nord Italia.