Il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma, denuncia: “I lavoratori stanno pagando il prezzo delle scelte sbagliate. Ora il governo convochi le parti e assuma le proprie responsabilità per salvare occupazione, salute e industria”
Quanto sta accadendo intorno all’ex Ilva «è la dimostrazione che i lavoratori hanno avuto sempre ragione. Purtroppo quando si determinano queste situazioni, quello che accade è che a pagare il prezzo, immediatamente, sono le lavoratrici e i lavoratori che vengono collocati in cassa integrazione. Vorrei far presente sono quelli che hanno difeso la salute, la sicurezza, gli impianti, la produzione e un futuro per la siderurgia del nostro paese».
È quanto ha dichiarato il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma, a margine dell’attivo dei delegati della Fiom-Cgil dell’ex Ilva svoltasi nella sede dello Spi-Cgil di Taranto, presenti anche il responsabile nazionale siderurgia, Loris Scarpa, e il segretario generale Fiom-Cgil Taranto, Francesco Brigati.
«Al punto in cui siamo bisogna che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, convochi a Palazzo Chigi le parti e affronti la situazione. Noi avevamo un piano di ripartenza, un piano di transizione che doveva avvenire all’interno di un processo di decarbonizzazione che salvava l’occupazione, salvava la siderurgia, salvava la produzione e metteva in sicurezza i cittadini sul fronte della salute. Il punto oggi è che vogliamo capire dal governo quali sono le scelte che dovranno essere fatte per poter avere un futuro dal punto di vista occupazionale, ambientale, di salute e sicurezza e della siderurgia nel nostro Paese», ha aggiunto ancora De Palma che, poi, sul clima che si respira in fabbrica tra i lavoratori ha detto, rispondendo ad una specifica domanda: «come si pensa che possano stare le lavoratrici e i lavoratori in un momento in cui si pensava, con grandi fatiche, scioperi e manifestazioni e, invece, ci si ritrova ripiombati sull’orlo del baratro!»
E sulla proposta che arriva da più parti di nazionalizzazione dell’azienda, De Palma ha sottolineato: «noi lo abbiamo detto dall’inizio: quando c’è stata la discussione sul fare o non fare il bando di vendita, unitariamente con tutte le organizzazioni sindacali, abbiamo detto che non si tornasse sempre a vedere lo stesso clichè e cioè lo Stato mette i soldi e i privati, poi, fanno i propri interessi. Come Fiom-Cgil abbiamo sempre sostenuto, e d’altronde lo abbiamo detto anche quando c’era ArcelorMittal, che lo Stato mette le risorse e si assume la responsabilità di gestire e garantire gli accordi sui piani che erano stati messi in campo per poter far ripartire in sicurezza e decarbonizzando gli impianti. Quello che sta succedendo in questo momento è che noi abbiamo a rischio l’industria nel nostro Paese. Perchè nel momento in cui entra in discussione l’ex Ilva è del tutto evidente che è a rischio il futuro industriale del nostro Paese».
Sempre in riferimento alla predisposizione del bando di vendita, il segretario generale Fiom-Cgil ha concluso dicendo che «abbiamo sempre chiesto di poter contribuire alla stesura del bando. Ci è stato detto che non sono competenze del sindacato. Successivamente è stata avviata la trattativa con Baku Steel company e con le aziende che hanno presentato, sulla scorta del bando, le proprie offerte. Siamo stati tenuti fuori dalla trattativa perché non era responsabilità del sindacato. Ora, però, il punto è che gli effetti di quello che succedendo si stanno scaricando sui lavoratori. Ecco perché riteniamo fondamentale che sia la presidente del Consiglio a prendere in mano la situazione e a confrontarsi con i soggetti per poter assicurare un futuro alle lavoratrici e ai lavoratori, Futuro che non è la cassa integrazione perché per poter mettere in sicurezza gli impianti, fare le manutenzioni ordinarie e straordinarie degli impianti e realizzare il Piano non c’è bisogno della cassa integrazione, c’è bisogno di chiamare le persone a lavorare».