La concussione contestata all’ex governatore Vendola potrebbe essere prescritta a fine luglio. Il pm chiede il proscioglimento per l’ex prefetto Ferrante
Il processo “Ambiente Svenduto” sul presunto disastro ambientale dell’ex Ilva di Taranto potrebbe vedere presto cadere in prescrizione alcuni dei reati contestati. Durante l’ultima udienza preliminare del 15 luglio presso il tribunale di Potenza, dove il procedimento è stato trasferito dopo l’annullamento della sentenza di primo grado, sono emerse alcune grosse novità.
Il pm Vincenzo Montemurro ha chiesto il proscioglimento per Bruno Ferrante, ex prefetto di Milano e presidente Ilva per soli due mesi nel 2012, già assolto nel processo di Taranto. Per gli altri imputati, invece, la Procura insiste per il rinvio a giudizio, sottolineando la gravità delle condotte relative al massiccio sversamento di sostanze inquinanti che avrebbero compromesso ambiente e salute dei cittadini tarantini.
Sul banco degli imputati pende la spada di Damocle della prescrizione: entro fine luglio potrebbe estinguersi il reato di concussione contestato all’ex governatore pugliese Nichi Vendola, condannato in primo grado a oltre tre anni. Sono infatti trascorsi quasi 15 anni dai fatti contestati del 2010.
Il gup Francesco Valente ha già accolto le eccezioni dei difensori escludendo dal procedimento i responsabili civili Ilva S.p.A., Partecipazioni Industriali S.p.A. e Riva Forni Elettrici S.p.A. Le parti civili escluse hanno presentato ricorso in Cassazione.
La prossima udienza è fissata per il 9 settembre, quando prenderanno la parola le difese degli imputati per un processo che riguarda la gestione dell’acciaieria sotto la proprietà Riva tra il 1995 e il 2013.