Il Consiglio comunale di Taranto vuole più tempo per valutare il piano di decarbonizzazione. Sul tavolo la questione del rigassificatore e due possibili scenari per il polo siderurgico
La decisione sul futuro dell’ex Ilva di Taranto slitterà al 31 luglio. È questo l’esito dell’incontro tenutosi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), presieduto dal ministro Adolfo Urso, con la Regione Puglia e gli enti locali. La richiesta di rinvio, avanzata dal sindaco Piero Bitetti, permetterà di attendere il primo Consiglio comunale di Taranto, previsto per il 30 luglio.
I due scenari possibili
Al centro del dibattito emergono due scenari per la decarbonizzazione dello stabilimento. Il primo prevede l’installazione di una nave rigassificatrice nel porto di Taranto, essenziale per alimentare i forni elettrici e gli impianti di preridotto di ferro (Dri). L’alternativa, in caso di rifiuto della città, comporterebbe l’alimentazione dei forni elettrici solo attraverso gasdotto (2,5 miliardi di metri cubi l’anno dalla condotta Tap) e lo spostamento degli impianti Dri in un altro porto del Sud, probabilmente Gioia Tauro, con possibili gravi ripercussioni occupazionali per il territorio tarantino.
Le tensioni politiche e sindacali
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha denunciato l’assenza del Parlamento e dei partiti sulla questione, sottolineando come “l’accordo di programma deve ancora maturare negli enti locali”. Undici consiglieri comunali di maggioranza hanno chiesto di non procedere con la firma dell’accordo senza un confronto approfondito in sede consiliare. Sul fronte sindacale, la Fiom-Cgil, attraverso il coordinatore nazionale siderurgia Loris Scarpa, ha ribadito la necessità di una gestione pubblica e di investimenti certi per garantire la sicurezza dei lavoratori.
La questione dell’Aia
Nonostante il rinvio dell’accordo interistituzionale, resta confermata per il 17 luglio la conferenza dei servizi per il rilascio della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia). Questo documento permetterà all’ex Ilva di continuare a produrre fino a 6 milioni di tonnellate di acciaio l’anno utilizzando i tre altiforni esistenti – di cui attualmente solo uno è operativo – in attesa dell’installazione dei nuovi forni elettrici previsti dal piano di decarbonizzazione.
È stata istituita una commissione tecnica che dovrà fornire ulteriori elementi di valutazione sulle opzioni in campo entro il 31 luglio. La decisione finale dovrà bilanciare le esigenze di sviluppo industriale con quelle ambientali e occupazionali, in un contesto dove, come sottolineato dai consiglieri comunali, “Taranto non può più essere costretta a scegliere tra lavoro e salute.”