L’ex Ilva verso la cessione a Baku Steel tra nodi ambientali e industriali: il governo cerca un equilibrio, ma a Taranto resta alta la tensione sulla salute pubblica
La partita sull’ex Ilva entra in una fase cruciale. A oltre un anno dall’amministrazione straordinaria seguita all’uscita della multinazionale ArcelorMittal, il governo Meloni ha imboccato la strada della negoziazione esclusiva con gli azeri di Baku Steel per la cessione di Acciaierie d’Italia, aprendo uno dei dossier più delicati di politica industriale del Paese.
La trattativa, come sottolineato da Carmine Fotina sul Sole 24 Ore, si sta giocando su un terreno accidentato, dove alle difficoltà industriali si sommano nodi ambientali e sociali di enorme complessità. I commissari straordinari incaricati dal governo stanno infatti preparando una serie di controdeduzioni alle numerose prescrizioni imposte per il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), indispensabile per garantire la continuità produttiva.
Il parere finale sull’AIA, elaborato anche alla luce delle valutazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, prevede infatti una lunga lista di prescrizioni stringenti, motivate dal principio di precauzione e dalla necessità di minimizzare i rischi sanitari per la popolazione di Taranto e dintorni. Tuttavia, come fanno notare i commissari, l’impatto economico di questi interventi potrebbe risultare insostenibile per Baku Steel, mettendo a rischio l’intero piano industriale presentato al governo.
Gli azeri, pur interessati al rilancio del sito siderurgico, attendono con cautela l’evolversi del quadro normativo. Temono, infatti, che vincoli ambientali troppo rigidi compromettano gli investimenti programmati e riducano la sostenibilità dell’operazione.
Sul fronte locale, intanto, cresce la pressione delle istituzioni e degli ambientalisti, che chiedono massimo rigore sul risanamento ambientale e sulla tutela della salute pubblica. Si tratta di una tensione che accompagna l’ex Ilva da anni, e che ora si ripropone con nuova forza in questa delicata fase di transizione.
Il governo si trova dunque a bilanciare interessi contrapposti: da un lato, la necessità di garantire il futuro produttivo e occupazionale di uno dei principali poli siderurgici europei; dall’altro, l’obbligo di rispondere alle legittime istanze di tutela ambientale e sanitaria.
Le prossime settimane saranno decisive. L’esito della trattativa con Baku Steel non determinerà soltanto il futuro dell’ex Ilva, ma diventerà un banco di prova per la capacità del governo di gestire, con equilibrio e visione, una delle sfide più complesse del Paese.
Al di là delle strategie economiche infatti, in gioco c’è un bene non negoziabile: la salute dei cittadini tarantini. Ed è su questo terreno che si misurerà la credibilità delle istituzioni e la qualità della politica.