In un’intervista a La Repubblica il segretario generale di Fiom Cgil sottolinea che è necessario intervenire urgentemente su automotive e siderurgia
“L’Italia è sull’orlo del burrone e la politica pare inconsapevole e distratta. Attenzione però, perché l’industria italiana rischia di non essere in transizione, ma in dismissione”.
Così il segretario generale Fiom Cgil, Michele De Palma, ha commentato in un’intervista a La Repubblica l’attuale situazione dell’industria italiana, affermando che “tra chi fa gli straordinari e chi è in cassa integrazione, il rischio di recessione è oggettivo”.
De Palma sottolinea che non è possibile lasciar spazio all’ottimismo se si guarda alle grandi aziende nella siderurgia, nell’automotive e nell’elettrodomestico, così come “ai troppi elementi di fragilità del sistema, dalla chimica di base alle
telecomunicazioni e all’energia”.
Per il segretario generale dei metalmeccanici Cgil è necessario un immediato “piano con risorse straordinarie dell’industria collegato al resto d’Europa perché una debolezza ulteriore italiana è non avere sovranità sul servizio o prodotto finale e una dimensione d’impresa troppo spesso piccola”.
A proposito dell’incontro che si terrà al Mimit il prossimo 19 gennaio De Palma afferma che “il tempo degli incontri una tantum è terminato, ora serve un confronto negoziale permanente sull’industria e non solo sulle singole vertenze”.
“Così come non si possono fare politiche industriali della mobilità senza contrattare con Stellantis – spiega De Palma – non si può programmare la siderurgia senza Acciaierie d’Italia. Due grandi aziende, con una capacità industriale e occupazionale in piena crisi di volumi e lavoro, ma senza le quali la transizione ecologica e digitale non c’è. Come sono necessari un piano nazionale per la siderurgia e un piano per le aziende dell’automotive, su cui abbiamo un documento condiviso con Federmeccanica”.
Nella visione del sindacato, pertanto, è necessario che il governo stanzi risorse straordinarie per sostenere la contrattazione nazionale e di secondo livello, condizionate a piani di innovazione.
All’attenzione delle imprese, invece, si devono porre essenzialmente quattro punti: salario, occupazione, salute e sicurezza e riduzione dell’orario. “Aggiungo l’Europa – precisa De Palma – più cooperazione, meno competizione e un fondo comune per rispondere al piano Usa”.
Infine, una precisazione sui settori che richiedono interventi più urgenti: “Di sicuro automotive e siderurgia. Ricordo che in Italia abbiamo una capacità produttiva di almeno 1 milione e 800 mila veicoli, ma siamo sotto 500mila. E abbiamo perso oltre 5.000 occupati in due anni solo in Stellantis a cui si aggiungono quelli della componentistica. È urgente un incontro”.