Cavolo come siamo messi male. Ma male male. Il presidente nazionale di Confindustria, Orsini, vuole utilizzare i fondi PNRR per le industrie in difficoltà. Il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Fitto, non vuole posticipare oltre il 2026 la data per la spesa effettiva delle stesse risorse. Sia l’uno che l’altro, con i loro propositi, rischiano di affossare definitivamente il Mezzogiorno. E intanto la sinistra che, sull’argomento resta colpevolmente in silenzio, è logorroica nelle valutazioni sulla recente visita di Meloni alla Casa Bianca
Giù le mani dai fondi PNRR assegnati al Mezzogiorno. Le risorse, colpevolmente non utilizzate sinora, devono restare lì dove sono state inizialmente destinate. La proposta del presidente di Confindustria Orsini, di dirottarle invece sul sistema produttivo nazionale, come possibile indennizzo per la scellerata politica americana sui dazi, va restituita al mittente. Immediatamente. Senza leggere e scrivere. Non si aiutano le aziende italiane depauperando il Sud, affossando la parte debole del Paese. Acuendo, insomma, la già consistente distanza socio-economica tra le due macroaree della nazione. Si faccia come in Spagna, si tagli la spesa in altri settori, si studi una variazione alle legge di Bilancio. Cosi operano i Governi seri; così discettano i responsabili, davvero responsabili, di associazioni di categoria.
Spiace che la sinistra italiana, tanto impegnata nel commentare il recente viaggio della premier alla Casa Bianca, non abbia proferito mezza parola sulla sortita del numero uno degli industriali. Non si sia sentita in dovere di ricordare ad Orsini che, aiutare le imprese italiane a danno del Mezzogiorno, significhi ritrovarsi alla fine con due grossi problemi invece che uno. Cosi come risultano incomprensibili le parole del già ministro Fitto, attuale vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, di non volere posticipare oltre il 2026 la data per la spesa effettiva degli stessi fondi PNRR. Senza una proroga, uno slittamento dei termini, quei soldi torneranno indietro. E poco servirà lasciarli confluire nei Fondi di Coesione e Sviluppo. Ci saremmo attesi, anche in questo caso, da un politico meridionale, ma non meridionalista evidentemente, ben altro atteggiamento. Una sensibilità, un’apertura, degna dei luoghi natali che segnano i percorsi di ognuno di noi.
Questa destra, questa sinistra, quelli che governano adesso, quelli che hanno governato prima, dimenticano – e si sono dimenticati – del Sud. Una colpevole cecità. L’Italia si salva se si salva il Mezzogiorno; in caso contrario, rischia di tornare ad essere nient’altro che una mera espressione geografica. Cercasi, disperatamente, una classe dirigente degna di questo nome per il nostro Paese. Assai sconclusionato.