sabato 22 Marzo 25

Il gioco degli altri

La vendita del Taranto calcio, l’acquisto della nuova (vecchia) Ilva, il progetto “Comparto 32”, la scelta del nuovo presidente della locale Autorità portuale. Tutto si tiene assieme? Forse. La palla adesso passa alla Confraternita della pizzella. Decideranno loro il da farsi. Come sempre

Il tassello di un puzzle più grande. L’aspetto di una vicenda assai più articolata. Il passaggio che può determinare un effetto domino. La vendita del Taranto calcio è affare che travalica il gioco del calcio e le passioni di una piazza dall’entusiasmo debordante. Il pallone, in questo caso, rotola altrove. Schizza via. Viene lanciato da una metà campo all’altra. Finge traiettorie, disegna nuvole di sogni sospese in cielo. Attraversa la politica, cuce interessi molteplici. Chi sono gli investitori che affiancheranno il signor Campbell e il fondo Apex? Quelli sottaciuti nel corso della (cir)conferenza stampa di ieri. Quelli che vorrebbero portare il rosso della porpora un tempo lavorata a Taranto, la migliore del bacino mediterraneo, e il blu del suo mare popolato dai delfini lì dove nessuno ha mai osato sospingere i colori sociali. L’agognata Serie A. La massima serie di campionati disputati nei gironi infernali delle serie inferiori. “Un acceso silenzio brucerà la campagna/come i falò la sera”, recitano alcuni versi di Cesare Pavese. E di silenzi calcolati, studiati a tavolino, soppesati, è ricca questa vicenda. Così come d’incongruenza che incrociano sguardi e intersecano destini.

Nello stesso giorno, venerdì scorso, Naveen Jindal varca la porta di Palazzo di Città e Mr Campbell se ne va a cena con il sindaco (accompagnato dai commensali Azzaro e Pelillo) in un ristorante cittadino. Tutto in ventiquattr’ore, dal meriggio al tramonto. Prima il possibile nuovo acquirente dell’Ilva, subito dopo il proprietario in pectore del Taranto calcio. Strana coincidenza, vero? E se non fosse proprio Jindal il socio occulto della triangolazione pallonara giocata in riva allo jonio. Da ufficializzare magari tra due mesi, gli stessi indicati da Mark Collin Campbell perché il passaggio di proprietà delle quote societarie possa dirsi perfezionato, quando molto sarà anche definito sulla vendita del siderurgico. I due mesi che ci separano dalla scelta del nuovo presidente dell’Autorità portuale locale. I due mesi che dovranno chiarire se portare avanti – o meno – il progetto “Comparto 32”. I due mesi necessari perché partano i lavori per il rifacimento dello stadio Iacovone. I sessanta giorni fatidici, insomma, frapposti tra palco e realtà. Adesso spetta alla Confraternita della pizzella valutare i curriculum, studiare i profili, imprimere un cambio di marcia. Come sempre. Perché il pallone non si sgonfi; e i palloni non si sostituiscano al pallone.

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