I Giochi del Mediterraneo, il saggio di Leonardo Sciascia sulla fotografia, il bellissmo libro di Eduardo Galeano. Senza Taranto non può esistere il “Grande Salento”. Dovrebbe saperlo anche il ministro Fitto
La fotografia è danza, amava ripetere Leonardo Sciascia. Intervalla il movimento all’attimo, rendendo la verità momentanea. Per certi versi: svelata. Evidente al di là di ogni ragionevole dubbio. E i Giochi un gioco. Con il ministro Fitto che, tornandosene da Roma, si ferma direttamente a Lecce. Cioè: a casa sua. Senza alcuna fermata intermedia in quel di Taranto. Per uno scatto salentino, un fermo immagine bagnato dal caffè leccese, un flash servito con la frisa, assieme al presidente della locale squadra di calcio: Sticchi Damiani. E plaudire ai 36 milioni di euro con i quali potrà essere completato – e coperto in ogni settore – lo stadio “Via del Mare”. Della serie: i Giochi si terranno a Taranto, ma si gioisce altrove. La festa è molto più fuori che dentro. Dall’altra parte del campo in luogo di questa parte (inclinata) del piano. Una foto Fitto avrebbe potuta farsela fare anche da queste parti. Nella città che, volente o nolente, i Giochi dovrà ospitarli. Nella Taranto che c’entra poco con il Salento ma, senza la quale, non potrà mai esserci alcun Grande Salento (Brindisi e Lecce, assieme, non arrivano al numero di abitanti di Taranto). E, invece, niente.
Siamo periferici anche quando il copione prevede che si ricopra il ruolo del centro. Rimorchio di motrici volate altrove. Per colpe nostre, sia ben chiaro. Per una politica inconsistente. Per un’imprenditoria parassitaria. Per un sistema dell’informazioni che legge poco e scrive molto. A Lecce vedranno la serie A; noi vedremo una retrocessione tra i dilettanti, senza novità ad oggi inimmaginabili. Splendori e miserie del gioco del calcio. Miserie e splendori dei Giochi che si fecero gioco.