Nella città in fondo a tutte le classifiche sulla qualità della vita, non esiste un assessorato alla Cultura. Ci dimentichiamo d’istituire un assessorato al Mediterraneo: tradendo il nostro passato, violando il nostro futuro. Abbiamo una classe dirigente rimasta all’asilo nido
A Taranto avranno letto poco, evidentemente, Fernand Braudel. Conosceranno appena Predrag Matvejevic. Si saranno imbattuti assai di rado in Albert Camus. La cultura è un’altra cosa, come ebbe a dire quel simpatico capopopolo di Pinuccio Tatarella. Con la cultura non si mangia, ribatté a distanza di anni il ministro Tremonti. A Palazzo di Città, si sono portati avanti con il lavoro. Nessun assessore, tra quelli nominati, ha la delega alle politiche culturali. Non esiste neanche un incarico specifico sul mediterraneo. Incomprensibile, ma vero. Una sorta di contraddizione in termini per chi conosce – o volesse approfondire – la nostra storia magno-greca.
Come mi spiegò una volta l’ammiraglio Ricci, l’ideatore delle fortune turistiche (ed economiche) del Castello Aragonese, Taranto è la più mediterranea tra le città pugliese. E sai perché?, mi chiese. Perché, se l’Adriatico è un mare chiuso, un grande lago, lo Jonio no. Lo Jonio è un mare che attraversa la frontiera; aperto. Il suo limes è la promiscuità. Un complesso di mari, per tornare a Braudel. Ma Taranto, tutto questo, lo ignora. Se ne disinteressa. E replica, su scala locale, l’incurabile miopia politica italiana. Quella, da maggior Paese mediterraneo d’Europa, di trascurare le proprie radici. Di disperdere l’identità collettiva. Di non dotarsi di una precisa strategia sul Mare Nostrum. Confinando la geopolitica, da scienza sociale del momento, a mera pratica modaiola. Un errore madornale. Da classi dirigenti ferme all’asilo nido.
Sbaglia chi attribuisce i ritardi di Taranto al solo dato economico-finanziario. Alla sua irrisolta questione ambientale. Peggio della diossina che inaliamo, c’è la nostra marginalità culturale. La leva con la quale innalzare tutto il resto; e provare a cambiare verso al destino consegnatoci. Difficile farlo però nella città che non contempla una delega assessorile alla Cultura, ma vuole darsi un tono con i rapporti internazionali. Con la blue economy in abbinata alle attività produttive. Taranto mediterranea non ha neanche un assessore al Mediterraneo. Taranto senza il Mediterraneo è come un uomo senza infanzia. Si contattino i Servizi sociali.


