Manifesto ideologico-produttivo per un Sud non più subalterno al Nord. La nostra eterna estate, l’epica mediterranea di una ricchezza che ha vinto la sua personale partita con la scienza triste e i suoi epigoni
C’è anche l’economia del sole tra le varianti finanziarie alle quali poter guardare. “La città del sole” di Campanella c’insegnò a ragionare in maniera altra rispetto ad algoritmi e indici dow jones. A contemplare le suggestioni dell’animo umano come fattore di crescita e possibile chiusura del cerchio di un progresso emancipato, reso meno schiavo dalla scienza triste. Nelle economie del sole il Sud, i Sud del mondo, potrebbero ribaltare lo schema che vede questi territori da sempre soccombenti rispetto ad un Nord cinico e tracotante. Riequilibrare la ricchezza su basi nuove, segnare originali tornanti della storia collettiva, ipotizzare scenari di luce in perenne vantaggio sulle ombre. Il sole è vita, senza questa stella il destino del pianeta sarebbe già segnato. Il sole è suggestione, vacanza, divertimento. Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti. Il sole che ride nelle rivendicazioni ambientaliste. Il sole delle rivoluzioni gentili, quello delle suggestioni che camminano sulle gambe dei grandi ideali. Il sole che spegne il buio degli egoismi umani. Il sole che si specchia sulla superficie riflettente del mare. Tutti i comparti economici vivono di cicli produttivi, di alti e bassi, gareggiano con inflazione e recessioni varie, di scienze statistiche – e scuole di pensiero – che si sfidano in campo aperto, tutti tranne uno. Nell’economia del sole insiste il nitore di una partita vinta prim’ancora che possa giocarsi, il guadagno certo di un’epica mediterranea. Si prendano i dati dell’ultimo quarto di secolo, quelli forniti da governi e agenzie specializzate, per capire cosa e dove si è generata la maggiore ricchezza in tutto questo arco di tempo. Nei servizi culturali, nell’offerta turistica, nel buon cibo che diventa industria della salute e del benessere, nell’intrattenimento diffuso che valorizzi le singole identità dei diversi luoghi. Il capitalismo che conta, i capitani coraggiosi, sono quelli che seguendo la luce del sole hanno abbandonato da tempo industrie pesanti e ammalanti. Concesso ad altri, ceduto ai legittimi proprietari, badate bene. Non cancellate come una certa pubblicistica radical chic, paracula con il culo degli altri, vorrebbe far credere. La siderurgia al Nord, i festival letterari al Sud. Le centrali nucleari al Nord, la dieta mediterranea al Sud. I pomeriggi al Nord, i meriggi al Sud. L’economia del sole è nostra e di nessun altro. L’eterna estate di una diversità non più penalizzante. Il pensiero meridiano che ti fa ricco, che ti rende felice con poco. E’ sufficiente orientare gli occhi al cielo.