Tanti i nomi che impazzano per il dopo Melucci, ma pochi i programmi e le proposte. Latitano le idee nell’inflazionato nomen omen della nostra conclamata insignificanza. Continuiamo a replicare sempre gli stessi errori. Una proposta di CosmoPolis
Nomi tanti, proposte poche. Pochissime. Nel futuro prossimo venturo di Taranto, quello di matrice politica, impazza il toto-nomine. La via nominalistica all’assenza delle idee e dei programmi di lungo corso. Il nomen omen di una pochezza conclamata (e disarmante). Senza una correzione di prospettiva, un’inversione ad U della nostra storia contemporanea, il rischio che al peggio non ci sia mai fine è più che un cattivo presagio. Un destino quasi ineluttabile. “Taranto non si rassegni – ha dichiarato il presidente Emiliano, in un’intervista concessa a CosmoPolis sabato scorso – ad un avvenire ordinario. Coltivi il brio della novità non stereotipata”.
Vero. Ma perseguire un obiettivo del genere significa, anzitutto, porsi al di là di un superato formalismo partitico e ideologico. Andare oltre il rigido schematismo ancorato, ove necessario, al vincolo di coalizione. Cedere, insomma, proprie quote di sovranità e rendite di posizione. Perché si possa costruire una proposta di governo duratura, che faccia leva su visioni e competenze degne della terza città più grande del Mezzogiorno peninsulare. Non scartando finanche l’ipotesi di un “papa straniero” qualora non si trovassero soluzioni adeguate in casa. Personalità forti – e riconosciute – con un appeal che travalichi i semplici confini municipalistici. E in grado di riportare gli elettori a popolare, nuovamente, le cabine elettorali. Un manifesto utopista a voler scorgere, e dare rilevanza semantica, alle avvisaglie di questi primi giorni del dopo Melucci.
Come il naso di Gogol’, il naso del maggiore Kovalev che stufo del suo padrone se ne va in giro tutto solo per le strade di Pietroburgo, in un’eterna lotta tra realtà e finzione, ragione e follia, compostezza e sciatteria, Taranto sembra aver perso il senno. La creanza volata via, per l’appunto, di chi non tiene naso. Tutti candidati, nessun candidato.