sabato 18 Gennaio 25

Un cimitero galleggiante

In un decennio, dal 2014 al 2024, almeno 30 mila le vittime nel Mar Mediterraneo. Molti i minori. Il rapporto della Fondazione ISMU ETS

Nel decennio dal 2014 al 2024 si stima che abbiano perso la vita almeno 30mila persone nel Mar Mediterraneo. A fornire questo dato è la Fondazione ISMU ETS. Tre gli anni più tragici dell’ultimo decennio: il 2014, quando si registrarono più di 3mila vittime, il 2015 (oltre 4mila) e il 2016 (oltre 5mila). Dopo l’istituzione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza nel 2016 (il 3 ottobre), si è assistito dapprima a continue diminuzioni annuali, fino al minimo di 1.449 morti e dispersi nel 2020. Poi a progressive nuove crescite, fino ai 3.155 morti dell’anno scorso, che hanno rappresentato il quarto valore più alto mai registrato. Nel 2015 il naufragio con il maggior numero di morti e dispersi. Il Mediterraneo è da sempre pericoloso per i migranti e le nove peggiori tragedie per numero di morti e dispersi registrate nel mondo hanno riguardato proprio il Mediterraneo Centrale. In particolare, la tratta che porta all’Italia. In sette casi il Paese di partenza è stata la Libia, in due l’Egitto.

L’incidente più tragico in assoluto è avvenuto il 18 aprile del 2015, un centinaio di chilometri a nord della Libia, con almeno 1.022 morti o dispersi (solo 28 sopravvissuti). Il 14 giugno dello scorso anno, al largo di Pylos, nel Peloponneso, in un terribile naufragio almeno 646 migranti hanno perso la vita o sono risultati dispersi (104 i sopravvissuti). Il 26 maggio 2016, in un altro incidente, c’erano stati almeno 550 tra morti e dispersi.

Il più tragico incidente del 2024 è avvenuto, invece, lo scorso 17 giugno nelle acque italiane del Mar Ionio, vicino alla Calabria, con 66 tra morti e dispersi, tra cui ben 27 minorenni, in assoluto il secondo valore più alto di sempre e dovunque fra tutte le tragedie del mare.

Secondo i dati del progetto Missing Migrants – IOM, nel decennio fra il 2014 e il 2024 nel complesso sarebbero almeno 1.214 i minorenni morti o dispersi nel Mediterraneo, con una incidenza sul totale delle vittime che è passata complessivamente da meno dell’1% nel 2014 a più del 5% sia l’anno scorso sia quest’anno (con un totale, finora, di 74 bambini morti o dispersi). Si tratta, però, di dati parziali poiché non sempre – o addirittura raramente – viene riportata l’effettiva età dei morti o dispersi. Infatti, ad esempio, secondo l’UNHCR dal 2023 ad oggi il 24% dei migranti sbarcati sono minorenni, con un’incidenza molto superiore rispetto a quella che avrebbero tra le vittime.

Anche rispetto al sesso dei morti e dispersi i dati sono parziali. Tuttavia, si può stimare che dal 2014 a oggi l’incidenza femminile tra le vittime sia complessivamente del 29%, e che sia cresciuta dal 26% nel primo anno al 29% l’anno scorso, fino a oltre il 31% nel 2024. Va rilevato anche che, secondo l’UNHCR, tra gli sbarcati in Europa dall’inizio del 2023 a oggi le donne sono meno del 15% e i minori – maschi o femmine – circa il 24%.

Per cui, ipotizzando che le bambine non siano più della metà dei minorenni, si può stimare nel complesso un tasso di mortalità della componente femminile più alto rispetto a quella maschile. Aprile è il mese con più vittime. Nel decennio 2014-2023 il mese con più morti e dispersi nel Mediterraneo non è stato uno tra quelli estivi, quando si registra il maggior numero di arrivi via mare, bensì aprile (3.758 vittime complessive). In particolare, tre dei sei eventi più tragici si sono registrati ad aprile, uno a maggio, uno a giugno e uno a settembre, nessuno a luglio o agosto.

In Italia, nei mesi di agosto del 2021, 2022 e 2023 sono sbarcati 52.764 migranti, contro i 9.037 complessivamente dei mesi di gennaio dello stesso triennio (cioè quasi sei volte tanto). Nel 2024 agosto si conferma per ora mese record, con 8.526 sbarcati contro i 2.258 di gennaio.

 

 

 

 

 

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