sabato 27 Luglio 24

Incendio in piazza Carmine: quanto siamo al sicuro nelle nostre case?

Ad una normativa antincendio che non sembra tener conto delle difficoltà strutturali dei palazzi più datati si uniscono criticità locali ancora irrisolte

Il tragico incendio avvenuto lo scorso 30 gennaio in piazza Giovanni XXIII a Taranto e costato la vita all’83enne Rosalia Mistretta, ha sollevato nelle coscienze più di un interrogativo, a cominciare da quello caratterizzato da maggior urgenza: quanto siamo al sicuro nelle nostre case?

Cerchiamo di fornire una risposta inquadrando la problematica sotto più punti di vista:

 Normativa antincendio: che senso hanno regole poco adattabili agli edifici preesistenti?

La nuova normativa antincendio, entrata in vigore lo scorso luglio 2022 è incentrata sugli edifici destinati ad abitazione civile con altezza superiore ai 12 metri e prevede misure specifiche.

Abbiamo affrontato l’argomento, denso di norme e tecnicismi, con un amministratore condominiale:

Quali sono gli obiettivi della nuova normativa?

“Essenzialmente tre: limitare la probabilità di propagazione degli incendi che hanno origine nelle abitazioni private; evitare la propagazione delle fiamme da una facciata alle altre quando l’incendio proviene dall’esterno; scongiurare la caduta di parti di facciata che possono danneggiare cose e persone”.

Quali edifici sono interessati dalle nuove regole?

“Gli edifici con altezza pari o superiore a 12 metri, con regole sempre più stringenti man mano che aumenta l’altezza del palazzo: per gli edifici da 24 fino a 54 metri, ad esempio, è obbligatoria la pianificazione della fuga in caso di emergenza, da affiggere in bacheca e comunicare ai condomini. Inoltre, è obbligatoria la valutazione del rischio di incendio da parte di ditte specializzate, da aggiornare in caso di modifiche strutturali all’edificio come lavori di isolamento termico e acustico delle facciate.

La normativa vale sia per gli edifici di nuova costruzione o che abbiano effettuato lavori di rifacimento della facciata, sia per quelli preesistenti e maggiormente datati”.

Alcune delle novità introdotte?

“Gli edifici con altezza superiore a 24 metri devono avere una rete di idranti alimentati in modo che “sia assicurata l’erogazione, ai 3 idranti idraulicamente più sforiti, di 120 l/min cad., con una pressione residua al bocchello di bar 1,5 per un tempo di almeno 60 min”.

Qualora l’acquedotto non possa garantire questa alimentazione dovrà essere installata idonea riserva idrica; questa può essere ubicata a qualsiasi piano e deve essere mantenuta costantemente piena.

Inoltre, gli edifici che superano i 24 metri di altezza devono possedere una sala pompe con linea elettrica separata da quella condominiale. In pratica, le elettropompe di alimentazione della rete antincendio devono essere collegate all’alimentazione elettrica dell’edificio tramite linea propria, non utilizzata per altre utenze”.

Quanto tempo hanno gli edifici preesistenti per adeguarsi alla nuova normativa?

Cinque anni a partire dall’entrata in vigore della legge.

Per quella che è la mia esperienza posso affermare che non è sempre facile trovare spazi idonei a realizzare una riserva idrica o una sala pompe dedicata, specie in edifici come quelli del Borgo tarantino.

E siccome questa difficoltà è comune a tutto il territorio italiano è prevista la possibilità di richiedere una deroga a queste disposizioni per esigenze di carattere tecnico o di esercizio”.

Fatta la legge, trovato l’inganno

“Lo scopo è quello di individuare misure, provvedimenti, accorgimenti e modi di azione che garantiscano condizioni di sicurezza equivalente.

L’istanza di deroga, corredata dell’opportuna documentazione che certifica la presenza di vincoli di vario genere (strutturali, impiantistici, ecc.) che non consentono di rispettare uno o più punti delle disposizioni antincendio vigenti, va presentata al Comando dei Vigili del Fuoco, che si occupa di esaminarla entro un mese, inviandola poi alla Direzione Regionale insieme al proprio parere. La Direzione, col parere del Comitato Tecnico Regionale di prevenzione incendi, si pronuncia entro 60 giorni dalla ricezione, dandone contestuale comunicazione al Comando e al richiedente”.

In definitiva, la nuova dettagliata normativa sembra più essere rivolta agli edifici di nuova costruzione, in cui è possibile prevedere gli spazi richiesti dalle disposizioni. Per quelli preesistenti è invece necessario concertare “misure di sicurezza equivalenti” attraverso il procedimento esposto sopra.

Perché una caserma dei Vigili del Fuoco così lontana dal Borgo?

In un incendio la tempestività dell’intervento è fondamentale; se poi, come riferito dai famigliari della vittima, nell’appartamento interessato sono presenti mobili in legno e moquette che accelerano la propagazione delle fiamme, questa affermazione assume i contorni dell’ovvio.

Ora, senza voler entrare nel merito del caso specifico né mettere in dubbio la prontezza dell’intervento dei Vigili del Fuoco, la domanda che un po’ tutti continuano a porsi è la seguente: perché una caserma così lontana dal Borgo? Cioè proprio da quella zona della città che è caratterizzata da palazzi più datati e che, per motivazioni differenti, possono trovarsi al di fuori della nuova normativa?

Sarebbe, forse, necessario che i Vigili del Fuoco potessero disporre di una postazione meno decentrata, che possa agevolare e non ostacolare i loro interventi.

“Aiutateci ad aiutarvi”

Con questa frase emblematica la Funzione Pubblica CGIL dei Vigili del Fuoco di Taranto, all’indomani dei tragici eventi accaduti in piazza Giovanni XXIII ha commentato le voci che evidenziavano una certa difficoltà di intervento dei pompieri.

Sono stati eroici, competenti, amorevoli oserei dire – ha dichiarato uno degli inquilini del palazzo in cui è avvenuto l’incendio – ma la nostra sensazione è che non siano sufficientemente supportati da mezzi adeguati”.

Una frase che sembra confermare quanto dichiarato dal sindacato: “I problemi sono sempre gli stessi: una scarsa dotazione di mezzi adeguati e di personale idoneo a far fronte alle emergenze di una città come Taranto, sede anche di importanti insediamenti industriali. Sono interrogativi su cui abbiamo sollecitato più volte i vertici istituzionali, anche attraverso un coinvolgimento diretto dei Ministri dell’Interno e sottosegretari avvicendatisi in questi anni registrando di fatto“indici di operatività” altissimi rispetto alla dotazione organica, ma uno squilibrio reiterato nel tempo nella dotazione del personale, addirittura nell’assegnazione di un’autoscale di 42 metri e di nuove autobotti”.

Insomma, alla luce di quanto esposto, quanto possiamo dire di essere davvero sicuri nelle nostre case?

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