Che capolavoro politico sta compiendo il sindaco di Taranto. Pensa a Gugliotti per sostituire Pisano nel ruolo di direttore generale al Comune. A Mancarelli per la direzione generale in Provincia. E, udite udite, a Nicola Infesta per la presidenza di Kyma Ambiente. C’è da togliersi il cappello, siamo al cospetto di un fuoriclasse
Prende forma il puzzle più sgraziato di questo triste tempo. Melucci si appresta a varare una giunta a sette e non a nove. Due postazioni verranno congelate nella speranza che il Pd – e il presidente Emiliano – possano tornare sui loro passi. Giampiero Mancarelli, il miglior presidente che l’Amiu abbia mai avuto nel corso della sua lunga storia, potrebbe occupare la casella di direttore generale in Provincia. In effetti, chi ha ben operato è giusto che venga promosso per incarichi più prestigiosi. Chi lascia un’azienda in ottima salute, con i conti in regola, con la raccolta differenziata la cui percentuale è tra le più alte d’Italia, con la città che splende neanche fosse stata lavata con Nelsen Piatti, sarebbe un delitto (politico) tenerlo a casa. Onore al merito, spazio – e considerazione – ai meriti.
L’ex presidente della Provincia, invece, il già sindaco di Castellaneta (Giovanni Gugliotti) sostituirebbe Carmine Pisano nel ruolo di direttore generale al Comune. Anche in questo caso, si tratterebbe di una chiamata quanto mai opportuna. Necessaria. Indispensabile. Alfa Alfa è stato un ottimo presidente della Provincia; nella città di Rodolfo Valentino, poi, lo rimpiangono neanche si stesse discorrendo di un Kennedy delle Murge. E possiede un curriculum cucito su misura per la professione di direttore generale. Il capolavoro di Melucci, il suo genio artistico, irrazionale come solo certe opere d’epoca surrealista sanno essere, prevede la chiamata di un altro campione della politica locale. Un fine intellettuale. Per la presidenza dell’Amiu si fa con insistenza il nome di Nicola Infesta, sponsorizzato dal consigliere comunale: Salvatore Brisci.
Che squadra, ragazzi. Si rischia di vincere la Champions League senza neanche scendere in campo. Il capoluogo jonico, con Melucci, non assurge alla Terza Repubblica. Retrocede direttamente a prima della Prima Repubblica. Abbandona i numeri naturali per contare – e farsi contare – da quelli negativi. Certe sfumature sono l’ornamento del vero. Povera Taranto. Tristissima Taranto.