di Francesca Leoci
Emergenza sanitaria in crescita: il diabete colpisce circa il 5% degli adulti in Italia. Si evidenzia l’importanza delle cellule beta pancreatiche e l’influenza di fattori ereditari e stili di vita. Nuove terapie migliorano il controllo glicemico riducendo le complicazioni severe
Secondo i dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), circa il 5% degli adulti in Italia ha ricevuto una diagnosi di diabete. La prevalenza della malattia aumenta con l’età, essendo del 2% tra gli under 50 e sfiorando il 9% nella fascia 50-69 anni. Tra gli uomini, la prevalenza è del 5,3%, mentre tra le donne è del 4,4%. Un fenomeno crescente che richiede la necessità di strategie efficaci di prevenzione e gestione della malattia. In questo scenario, qual è l’approccio della realtà scientifica? Ce ne parla il diabetologo ed endocrinologo, Dott. Gianfranco Di Giuseppe, martinese di origine dislocato a Roma, che attualmente esercita anche presso il Centro biomedico Solito di Talsano.
Dallo studio alla ricerca: il dott. Di Giuseppe
Dopo aver completato la sua formazione universitaria in Medicina e la successiva specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, il dottor Di Giuseppe prosegue la sua esperienza professionale contraddistinta da un profondo coinvolgimento nella cura dei pazienti. È stata l’assegnazione al reparto di endocrinologia e malattie del metabolismo durante il tirocinio a segnare l’inizio del suo impegno attivo nella ricerca e nella gestione delle malattie metaboliche.
“Mi sono dedicato a studi complessi, esaminando le conseguenze metaboliche della chirurgia del pancreas, una procedura che incide sulla produzione di insulina e può portare allo sviluppo del diabete”, racconta il professionista. Esperienze che hanno permesso di acquisire una solida competenza nella gestione di diverse forme della malattia, tra cui il diabete di tipo 2 – comunemente definito “diabete alimentare” o “diabete dell’anziano” – e il diabete di tipo 1 – che include anche il diabete giovanile, il quale richiede in molti casi un trattamento con insulina. Dopo la laurea, la sua expertise si è estesa anche alle patologie tiroidee.
La passione per la ricerca ha portato il Dr. Di Giuseppe a Copenaghen, per collaborare con figure di spicco come Jens Holst, il ricercatore responsabile della scoperta del GLP-1 (glucagon-like peptide-1) nel 1986. Un’esperienza internazionale supportata da due importanti Grant di studio – l’Albert Renold Travel Fellowship nel 2022 e l’Early Career Academy Mentorship Programme nel 2023, entrambi concessi dalla European Foundation for the Study of Diabetes (EASD) – grazie ai quali il dottor Di Giuseppe ha potuto approfondire ulteriormente i suoi studi.
La fisiopatologia del diabete: le cause
Come autore e coautore di diversi paper scientifici, la sua ricerca si focalizza principalmente sulla fisiopatologia del diabete, ovvero sui meccanismi base che portano allo sviluppo della malattia. Per comprendere le cause radicate del diabete, è fondamentale dividere le principali in due categorie: la predisposizione genetica e gli stili di vita.
Uno degli aspetti interessanti emersi dalla sua ricerca riguarda le cellule beta del pancreas, responsabili della produzione di insulina. “Abbiamo scoperto che non è tanto la massa di queste cellule a influenzare l’insorgenza del diabete, quanto piuttosto la loro funzionalità”, ha aggiunto il professionista.
L’attenzione del medico martinese si concentra in maniera più specifica sullo studio degli ormoni che sono alla base delle nuove terapie per il diabete e la perdita di peso: “Cerco di capire come questi ormoni funzionano e come la loro funzione cambia nei pazienti diabetici o con disturbi metabolici”.
Nuove terapie rivoluzionarie
Il problema più persistente è l’associazione della patologia a numerose complicanze, molte delle quali possono avere conseguenze gravi sulla salute. Tra le più comuni che vengono osservate in ambulatorio spicca la retinopatia diabetica, che può portare anche alla cecità. Inoltre, il diabete colpisce in modo significativo il sistema cardiovascolare e i reni, con effetti distinti su ciascuno di questi organi.
Nel campo delle terapie innovative, le recenti introduzioni degli inibitori SGLT2 e degli GLP-1 receptor agonists hanno segnato una svolta significativa, offrendo miglior controllo glicemico e prevenzione delle complicanze come la nefropatia diabetica e lo scompenso cardiaco.
Farmaci innovativi che hanno notevolmente semplificato la vita delle persone con diabete, consentendo a molti pazienti di sospendere l’insulina e sostituirla con queste nuove opzioni terapeutiche. Tra le ultime novità in campo, si attende l’arrivo della Tirzepatide: una molecola già approvata per il trattamento dell’obesità e attualmente disponibile nella fascia C, che rappresenta un doppio agonista dei recettori GLP-1 e GIP, offrendo un potenziale maggiore di perdita di peso rispetto ad altri farmaci, con un profilo di effetti collaterali generalmente più favorevole.
Educazione sanitaria e prevenzione
Ma quanto è importante condurre uno stile di vita sano per la prevenzione della patologia, in particolare nei casi in cui non si ha a che fare con forme di diabete genetico? Con il susseguirsi di comportamenti scorretti dal punto di vista metabolico, ci si predispone al manifestarsi del diabete.
“Desidero che si faccia un forte investimento sull’educazione fin dalla nascita, coinvolgendo sia la famiglia che la scuola in un percorso sinergico. La famiglia dovrebbe insegnare l’importanza di una corretta alimentazione, mentre la scuola dovrebbe supportare questo insegnamento sottolineando il valore del momento dedicato ai pasti e all’attività fisica. È fondamentale che i ragazzi apprendano questi concetti sin da giovani, in modo da poter costruire una vita equilibrata che integri salute, nutrizione e sport”, dichiara Di Giuseppe.
Un approccio di fiducia col paziente
Negli ultimi anni, i dati hanno messo in luce un significativo aumento del diabete, sia a livello globale che nazionale, evidenziando anche alcune disparità regionali nell’efficacia del trattamento. Parte di queste differenze possono essere associate agli stili di vita del paziente stesso. Tuttavia, è importante considerare anche aspetti del sistema sanitario come l’organizzazione e il rinnovo del personale, che sono cruciali per garantire un’assistenza di qualità.
Inoltre, un elemento chiave è la promozione di una comunicazione efficace e di un approccio personalizzato nell’assistenza ai pazienti. Come sottolinea il dott. Di Giuseppe, “è fondamentale migliorare l’educazione e il supporto ai pazienti” affinché possano gestire al meglio la propria condizione.


