La società azera che era pronta ad acquisire Acciaierie d’Italia starebbe rivedendo la sua proposta. Il Governo non esclude l’intervento pubblico
Baku Steel, l’azienda azera interessata ad acquisire Acciaierie d’Italia, avrebbe comunicato al governo italiano l’intenzione di dimezzare la propria offerta. Lo si apprende da Agenzia Nova. L’esecutivo, al momento, non ha risposto e starebbe valutando alternative, compresa la nazionalizzazione.
Intanto, il Consiglio di Stato ha confermato la natura pubblica di Dri d’Italia, società interamente controllata da Invitalia il cui scopo è quello di studiare la sostenibilità della realizzazione di impianti di produzione di direct reduced iron (DRI) o preridotto per la decarbonizzazione. Dri avrebbe già riavviato il dialogo con il ministero dell’Ambiente per realizzare un impianto a Taranto del valore di un miliardo di euro, segnale concreto della volontà del governo di rilanciare l’ex Ilva e mantenere attivo il sito produttivo.
In questo modo il governo dimostrerebbe la volontà di rilanciare il siderurgico tarantino e si starebbe anche prendendo in considerazione l’ipotesi di una nazionalizzazione qualora gli azeri di Baku Steel dovessero rimanere sulle loro posizioni.
Politici e sindacati spingono proprio per quest’ultima soluzione. “Non spetta a me parlare di nazionalizzazione della fabbrica perché rischierei di complicare ulteriormente le cose, ma non credo che questa ipotesi possa essere esclusa”, ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
“Questa storia va avanti dal 2012. È da tempo che diciamo che serve l’intervento diretto dello Stato, perché salvaguardare un’attività strategica per il futuro industriale del Paese ha bisogno di scelte che per troppo tempo sono state rinviate. – ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini in un’intervista rilasciata al Sole 24ore- C’è bisogno di fare investimenti che non sono mai stati fatti e che siano in grado di produrre acciaio senza inquinare e senza uccidere nessuno. Stiamo correndo un rischio molto serio, con tutte le conseguenze che questo può avere. Il rischio è che salti tutto e credo che il nostro paese non può permetterselo”.