Nel corso della Conferenza dei Servizi convocata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica i Ministeri dicono sì all’AIA ignorando i pareri contrari del territorio
Si è tenuta nel primo pomeriggio di oggi, giovedì 17 luglio, la Conferenza dei Servizi convocata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dello stabilimento ex Ilva di Taranto. L’incontro, inizialmente previsto per la mattinata, è stato posticipato di alcune ore.
Nonostante i pareri negativi espressi dagli enti territoriali, il via libera all’AIA è stato comunque concesso. Una decisione che avrà forti ripercussioni e che acuisce la frattura tra il governo centrale e il territorio.
“Purtroppo i Ministeri hanno deciso contro la volontà degli enti territoriali”, ha dichiarato a margine dell’incontro Fulvia Gravame, assessora del Comune di Taranto con delega alla Transizione ecologica e all’Ambiente.
Il rilascio dell’autorizzazione, pur in presenza di forti opposizioni locali, riaccende il dibattito sul futuro industriale ed ecologico della città jonica, da anni al centro di uno scontro tra esigenze produttive e diritto alla salute e all’ambiente.
Secondo quanto si apprende dall’Ansa, la nuova autorizzazione integrata ambientale Aia appena rilasciata prescrive per l’ex Ilva di Taranto il limite di sei milioni di tonnellate annue di produzione per 12 anni e pone 470 prescrizioni.
Le prescrizioni indicate dall’Istituto superiore di Sanità (ISS) sarebbe state tutte recepite. È un’Aia comunque temporanea e verrà rivista a partire da agosto in base all’accordo di programma interistituzionale. In alcuni casi prevede di applicare i valori dell’Aia vigente per un periodo di circa sei mesi in attesa di ulteriori dati.
Urso: “La siderurgia italiana è salva”
“Mi è appena arrivato il messaggio che l’Aia”, l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ex Ilva di Taranto “è stata rilasciata pochi minuti fa. Taranto continuerà, lo stabilimento è salvo. La siderurgia italiana è salva, l’industria italiana può ancora avere l’acciaio”. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, all’Ansa.