L’associazione ambientalista rilancia l’allarme del Cedeuam: impossibile pianificare la decarbonizzazione senza conoscere i limiti di emissioni consentiti a livello nazionale
Durante la conferenza dei servizi sull’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’ex Ilva, PeaceLink ha sollevato una questione cruciale per il futuro dello stabilimento siderurgico di Taranto. L’associazione ha fatto proprie le preoccupazioni espresse dal Centro di Ricerca Euro Americano sulle Politiche Costituzionali dell’Università del Salento riguardo al processo di decarbonizzazione.
“Lo Stato italiano non ha ancora calcolato il Carbon Budget Residuo nazionale, cioè quanto possiamo ancora emettere senza violare gli obiettivi climatici e la salute dei cittadini – ha dichiarato Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink – Senza questo dato fondamentale, qualsiasi piano di decarbonizzazione rischia di essere inefficace o controproducente”.
L’associazione ha quindi chiesto alle autorità competenti di subordinare l’approvazione dell’Aia al calcolo e alla pubblicazione del Carbon Budget Residuo nazionale, sottolineando come questa sia una condizione necessaria per garantire scelte compatibili con la salute, il clima e il diritto.
“In assenza di questo calcolo – ha aggiunto Marescotti – ogni decisione sarebbe contestabile sia scientificamente che legalmente”. Il presidente ha concluso ricordando come “Taranto abbia già pagato un prezzo troppo alto in termini di salute e diritti violati” e ribadendo la necessità di “rigore, trasparenza e rispetto della legge per un futuro realmente sostenibile”.


