sabato 27 Luglio 24

La mia prima dozzina

Per il suo dodicesimo compleanno, ovviamente in esclusiva, il Giornale dei popoli mediterranei indossa il vestito nuovo e decide di festeggiarsi con uno scritto: aprendo il cuore ai suoi lettori, al suo direttore-fondatore e a sé stesso



PERMETTETE che mi presenti, ma serve davvero? Il mio viso non è uno di quelli, come si dice, già visti? Sono CosmoPolisMedia.it, e ne spengo dodici. Se a voi sembrano pochi, è perché ragionate col vostro metro, nel vostro mondo. Nel mio, dove le chiusure cadono frequenti come le foglie a ottobre, e i tramonti seguono l’alba troppo più rapidamente di quanto chiunque avrebbe previsto, iniziano a essere tanti: specie se (concedetemelo) belli tosti, e rosei in volto. Dodici anni, nello stesso tempo, per me che li ho attraversati e che ora li compio sembrano, anzi sono, un battito. Gli anni del Buffalo Bill di De Gregori, malinconico sul ciglio di una strada, “ti volti a guardarli e non li trovi più”. I miei dodici, invece, che stappano il prosecco con la nuova splendente veste grafica, ti volti a guardarli e li ritrovi eccome. Gocce di sacrificio, sudore, sofferenza, se no che vita sarebbe con un tappeto sotto? Distillati di scoop, suoni di battaglie. Equazioni di successo, infine ma sempre all’inizio: un anello alla volta, sino alla catena immaginata prima, assemblata poi, che Vincenzo Carriero, il mio creatore e direttore, ha reso unica, corsara, vincente. Per tanti versi, anche, dominante, e non solo nel panorama locale: 8mila contatti al mese, alla nascita; 50 milioni l’anno, adesso. E la radio, la web TV, un TG quotidiano, due contenitori settimanali, le innumerevoli dirette streaming, inchieste, proposte, convegni; persino l’avventura controtendenza, dal 2020, nell’editoria cartacea, con i tre libri di Marco Tarantino e il quarto in uscita, due dei quali selezionati dal prestigioso Festival estivo di Polignano. Vivere, disse Emily Dickinson, “è così sorprendente che lascia poco tempo a tutto il resto”. Il Tempo e Vincenzo: complici necessari. L’obiettivo era (è) non stupirsi d’aver stupito. Se anche i giorni, i mesi e gli anni avevano – e danno – la solita fottutissima fretta.

IL VECCHIO CACCIATORE di bisonti osservava, con la vista declinante e l’avvenire dei suoi baffi oramai nel retrovisore, il crepuscolo dell’epoca che aveva conosciuto: sempre meno praterie, sempre più locomotive. La presa d’atto e i tempi che cambiavano sono gli unici punti di contatto: dato che il mio fondatore, anziché come un rimpianto, li impugnò come una possibilità. Reduce dalla dolorosa dipartita della ‘Voce del popolo’, di cui era stato vicedirettore, Vincenzo intuì, anzi accettò, che ormai la fruizione della notizia, la sua stesura, i suoi ritmi, dovevano adeguarsi – anche costi editoriali alla mano – a quelli dei ‘nuovi’ lettori: i prossimi clienti, cioè. Passare al giornalismo online fu, dunque, una decisione razionale e una sfida irrinunciabile, ma nel contempo carica di incognite. L’accurata gestazione condusse al mio sbarco nel web del 10 gennaio 2011.
Singolare, quasi esoterico sia accaduto in un anno che si sarebbe tatuato irripetibile nell’indice della Storia. La Primavera araba, l’uccisione di Gheddafi, quella di bin Laden, la vittoria sporca di Putin, la morte prematura di Steve Jobs, il cataclisma in Giappone e i 150 anni dell’Unità d’Italia: tutto in un pugno di mesi. Il Destino volle mettere mano, iscrivendo il sottoscritto proprio all’anno degli Eventi? Fatemelo pensare, e non vogliatemene. Materia, tuttavia, per chi si cimenta. “Non saprei dire”, ammette oggi Vincenzo Carriero, “quando cominciai a credere che sarebbe accaduto: so però che non ho mai smesso di farlo”.
“Non sono gli anni della tua vita che contano, ma la vita nei tuoi anni”: questo, invece, era Abramo Lincoln, un tipo che a occhio e croce non mise i sogni a dieta. Magari si scopre che i due si sono fatti una telefonata: se non proprio una birra insieme, il che è discretamente meglio.
Lunga vita a chi mi vuole bene, a chi mi accende la torta, a chi mi cuce il vestito.
E lunga vita a me.

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