di Francesca Leoci
Tempi troppo lunghi e costi proibitivi nel privato costringono un italiano su dieci a rinunciare a visite ed esami. Drammatico crollo degli anni di vita in buona salute: -3 anni rispetto al 2022
Crepe sempre più profonde nella sanità italiana, con numeri che dipingono uno scenario allarmante per il 2024. Liste d’attesa infinite, costi troppo alti nelle strutture private, oppure, in alcuni casi, entrambe le cose insieme. Per questi motivi, secondo l’ultimo rapporto annuale Istat, quasi 6 milioni di italiani (il 9,9% della popolazione) hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie, segnando un preoccupante aumento rispetto al 7,5% dell’anno precedente.

Un vero vicolo cieco per il sistema sanitario nazionale: da un lato le lunghe liste d’attesa (che hanno scoraggiato il 6,8% dei pazienti), dall’altro l’insostenibilità dei costi nel privato (causa di rinuncia per il 5,3% dei casi). Una tenaglia che sta mettendo in ginocchio il diritto alla salute. Su questo fronte è in corso uno scontro istituzionale tra il ministro alla Salute, Orazio Schillaci, e le Regioni, con visioni contrapposte sulle modalità di risoluzione del problema delle liste d’attesa e sulla volontà del governo di attivare poteri sostitutivi nelle realtà locali più critiche.
Il paradosso italiano si manifesta anche nei dati sulla longevità: viviamo più a lungo (81,4 anni gli uomini, 85,5 le donne) ma in condizioni peggiori. Gli anni di vita in buona salute sono crollati vertiginosamente: per le donne si è passati da 59 a 56,6 anni, per gli uomini da 62 a 59,8. Un dato che si traduce in una prospettiva inquietante: circa 20 anni di vita in condizioni precarie per gli uomini e addirittura 28 per le donne.

Ma c’è un altro aspetto che emerge dal rapporto. La vecchiaia si sposta in avanti, iniziando a 74 anni per gli uomini e 75 per le donne. Parallelamente si registra un posticipo dell’ingresso nell’età adulta per i giovani. Tuttavia, il sistema sanitario non riesce a garantire una qualità della vita adeguata, trasformando la longevità da conquista in potenziale condanna.