Nel rapporto di Legambiente la città ionica ha perso tre posizioni rispetto allo scorso, continuando in una discesa che l’ha visto perdere ben 23 posizioni in tre anni
“Una sorta di discesa agli inferi”. Così Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, commenta i risultati conseguiti da Taranto nel Rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente 2025, il Rapporto annuale sulle performance ambientali delle città italiane realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE, relativo a dati del 2024, in cui il capoluogo jonico si classifica all’82° posto, 3 posizioni in meno rispetto all’anno scorso, continuando in una discesa che l’ha visto perdere ben 23 posizioni in tre anni.
Nel Rapporto, l’indice di sostenibilità elaborato da Legambiente scende per Taranto al 46,11%, con 2,7 punti percentuali in meno sul 2024, quasi 34 punti percentuali in meno rispetto a quello della prima in classifica, Trento, che registra un indice pari a 79,78%, e 18,1 punti in meno rispetto alla media delle città italiane, che si attesta al 54,24%. I parametri che determinano la classifica prevedono l’assegnazione di un punteggio massimo teorico di 100 punti: i punteggi assegnati per ciascun indicatore identificano il tasso di sostenibilità della città reale rispetto a una città ideale (non troppo utopica visto che esiste almeno un capoluogo che raggiunge il massimo dei punti assegnabili per almeno uno degli indici considerati).
“Al Sindaco di Taranto chiederemo nei prossimi giorni un confronto per esaminare insieme i diversi aspetti del rapporto” – continua Lunetta Franco – ” a partire dal dato vergognoso relativo alla raccolta differenziata dei rifiuti che continuiamo a denunciare inascoltati da anni.
È necessario sviluppare interventi che invertano la tendenza in più campi, oltre a quello dei rifiuti, dalla mobilità, con un occhio particolare a pedonalità e ciclabilità, al verde, con particolare attenzione al tema degli alberi in città, al loro incremento ed alla loro cura, che non può tradursi in potature drastiche come spesso accade o in abbattimenti privi della necessaria preventiva informazione ai cittadini, alle scelte che influiscono sul consumo di suolo che vorremmo tendesse a zero, allo sviluppo delle energie rinnovabili, solare pubblico in primis.
Bisogna cominciare subito se si vuole raggiungere un miglioramento sostanziale a partire dal rapporto Legambiente 2027: il 2025 è nella parte terminale, sarà difficile produrre cambiamenti significativi nei due mesi rimasti, ed influire in maniera rilevante sul prossimo rapporto. – Sottolinea – Al Sindaco proporremo di considerare questo l’anno zero da cui partire per risalire la china con una programmazione puntuale e verifiche periodiche sul raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Siamo convinti che, se si lavora con assiduità e coraggio, uscendo dal tran tran quotidiano, senza aver timore di contestazioni fisiologiche per gli eventuali iniziali disagi causati da alcuni cambiamenti, il recupero delle posizioni perse nell’ultimo triennio e l’obiettivo di essere tra le prime 50 città capoluogo sia alla nostra portata. L’attuazione dei progetti relativi alle BRT ed alla GREEN BELT può dare un apporto significativo, ma serve anche una maggiore consapevolezza dei cittadini.”
Taranto registra il risultato peggiore per la raccolta differenziata dei rifiuti. La città ionica con il 23,1%, dato inferiore rispetto allo scorso anno, è penultima, precedendo solo Palermo, contro un valore medio di 65,13% delle città italiane, lontanissima dall’obiettivo di legge del 65% fissato per il 2012 e raggiunto da 63 città, e persino dalla soglia del 35%, prevista per il 2006. La performance migliore, quella di Ferrara, con l’88,3% sembra, vista da qui, un miraggio.
I DATI DI TARANTO
Questi tutti i dati tarantini del rapporto 2025, rapportati alla migliore performance registrata
– NO2 concentrazione media in ug/mc: 15 – contro i 4 di Enna
– PM 10 media valori annui in ug/mc: 22 – contro i 14 di Savona e Verbania
– PM 2,5 media valori annui in ug/mc: 10 – contro i 5 di Sassari
– Ozono giorni superamento media mobile 120 μg/mc: 14 – contro lo 0 di Agrigento, Cagliari, Catania, Frosinone, Lecce, Messina, Palermo, Salerno, Sassari e Terni
– consumi idrici domestici [l/ab giorno]: 133 – contro i 69 di Isernia
– dispersione idrica (differenza % immessa/consumata): 27,9% – contro il 10,2% di Pavia
– rifiuti urbani pro capite (kg/ab/anno): 522 – contro i 378 di Campobasso
– raccolta differenziata (% su totale): 23,1% – contro l’88,3% di Ferrara
– solare pubblico (kw ed. pubblici/1000 ab): 1,75 – contro i 32,5 di Pordenone
– alberi (alberi /100 abitanti): 13 – contro i 117 di Modena
– verde fruibile (mq/ab): 10,4 – contro i 138 di Gorizia
– uso efficiente del suolo (indice scala 0-10): 6 – contro il 10 di Milano, Napoli e Torino
– variazione uso efficiente del suolo (mq/abitante 2018-2023): 10,5 . contro il – 9,1 di Ragusa
– passeggeri trasporto pubblico (viaggi/ab/anno): 39 – contro i 319 di Trieste (tra le città “medie”. come Taranto)
– offerta trasporto pubblico (vetture-km/ab/anno): 40 – contro i 67 di Trieste (tra le città “medie”. come Taranto)
– isole pedonali (mq/100ab): 4,8 – contro i 679 di Lucca
– ztl (mq/100ab): 5,3 – contro i 1750 di Rimini
– piste ciclabili equivalenti (metri equivalenti/100ab): 3,36 – contro i 44,3 di Reggio Emilia
– auto (auto/100ab): 60 – contro i 44 di Venezia e i 47 di Genova
“Rispetto alla qualità dell’aria è importante rilevare che i valori registrati nel 2024 sono stati ottenuti a fronte di una produzione dello stabilimento siderurgico ai minimi storici, lontana anni luce dalla produzione autorizzata di 6 milioni di tonnellate di acciaio che si vorrebbe realizzare con vecchi impianti che marciano ancora a carbone. – Sottolinea la presidente di Legambiente Taranto – Un dato che rende evidente la necessità di arrivare in tempi rapidi alla completa decarbonizzazione dello stabilimento, chiudendo altoforni e cokerie, sia per tutelare la salute di cittadini e lavoratori che per abbattere le emissioni di CO2. Va sottolineato inoltre che i valori registrati a Taranto per il PM10 (22 ug/mc) sono superiori ai limiti indicati per il 2030 dalla Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che riporta un valore massimo per il PM10 di 20 μg/mc, e che i valori di PM10, PM 2,5 e NO2, – conclude Lunetta Franco – pur restando all’interno degli attuali limiti previsti dalla legge italiana, sono superiori ai valori guida indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero la media annuale di 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10, 5 μg/mc per il PM2.5 e 10 μg/mc per l’N02.”


