Delineate tre possibili percorsi di riconversione dell’ex Ilva, puntando su forni elettrici e idrogeno verde
Taranto può passare “dal simbolo della crisi industriale a laboratorio europeo di siderurgia verde e lavoro sostenibile”.È quanto emerge dallo studio “Taranto dopo il carbone – Proposte per un futuro pulito: scenari di decarbonizzazione del siderurgico, fonti rinnovabili, lavoro”, realizzato dall’Università di Bari per Legambiente, con il sostegno della European Climate Foundation. Presentato oggi nell’Aula magna dell’Istituto “Pacinotti” di Taranto, l’incontro ha visto la partecipazione del presidente nazionale Stefano Ciafani, di Daniela Salzedo e Lunetta Franco per Legambiente, insieme agli esperti e autori Lidia Greco, Pasquale Cavaliere e Alex Sorokin.
Lo studio delinea tre possibili percorsi di riconversione dell’ex Ilva, puntando su forni elettrici e idrogeno verde. Secondo le simulazioni, la combinazione DRI-EAF con idrogeno può ridurre le emissioni di CO2 “dal 75% fino al 90%” rispetto al ciclo integrale. “Riconvertire l’ex Ilva in un polo di acciaio verde non solo è tecnicamente possibile, ma rappresenta l’unica via per garantire davvero tutela di salute e ambiente insieme al rilancio dell’economia locale”, ha dichiarato Ciafani, sottolineando che “Taranto ha il potenziale per unirsi all’avanguardia europea” seguendo gli esempi di Svezia e Germania. “Lo Stato – ha aggiunto Lunetta Franco – deve assumere un ruolo guida: servono politiche coerenti e finanziamenti certi affinché la riconversione diventi un autentico riscatto per la comunità tarantina”. E’ seguito un dibattito sullo studio alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Taranto Piero Bitetti e dei coordinatori nazionali siderurgia di Fim, Fiom e Uilm Valerio D’Alò, Loris Scarpa e Guglielmo Gambardella.
( ANSA)


