I rossoblù, a quanto pare, starebbero corteggiando Loiodice. Già, proprio lui. Il giocatore che non si allena con la propria squadra, che gioca un torneo mediatico a Milano e che chiede, pare, un contratto pluriennale con cifre da semiprofessionista. Un dettaglio non irrilevante: al Taranto servirebbe un bomber da area di rigore, mentre Loiodice è più una sottopunta, un artista del dribbling, non certo un uomo da tap-in
Nicola Loiodice, il dilettante galattico: dalla serie D alla Kings League passando per la Puglia che sogna (male). In Puglia, terra di mare, focaccia e campionati infuocati tra Eccellenza e Serie D, si consuma la più surreale delle telenovele calcistiche. Protagonista: Nicola Loiodice, attaccante di classe sopraffina e professionalità, diciamo, “interpretativa”.
Tesserato per il Fasano, primo della classe nel girone H di serie D, Loiodice ha deciso che il pallone può rotolare anche senza di lui: niente allenamenti, niente convocazioni. Il club lo mette fuori rosa ma, con una logica tutta sua, lo dichiara incedibile. Un po’ come se avessero chiuso un ristorante e poi messo il cartello: “Aperto, ma non si entra”.
Nel frattempo, però, Nicola vola alto. Letteralmente. Ogni settimana fa la spola tra la Puglia e Milano, dove partecipa, ben retribuito, alla Kings League di Gerard Piqué, il torneo a 7 più pazzo e social del pianeta, con regole che nemmeno un arbitro in crisi esistenziale riuscirebbe a spiegare.
Si comincia come a pallanuoto, si finisce con rigori “all’americana”, e nel mezzo si pescano “carte jolly” per dare rigori, espellere avversari o, chissà, forse anche far tornare in campo chi era fuori rosa a Fasano. E qui entra in scena il Taranto, una società dal blasone importante, ma con la tentazione irresistibile di scrivere un nuovo capitolo del manuale del dilettantismo avanzato.
I rossoblù, a quanto pare, starebbero corteggiando Loiodice. Già, proprio lui. Il giocatore che non si allena con la propria squadra, che gioca un torneo mediatico a Milano e che chiede, pare, un contratto pluriennale con cifre da semiprofessionista.
Un dettaglio non irrilevante: al Taranto servirebbe un bomber da area di rigore, mentre Loiodice è più una sottopunta, un artista del dribbling, non certo un uomo da tap-in. Ma vuoi mettere il prestigio di avere in rosa “il talento che gioca con Piqué”? Mica pizza e fichi. O meglio: mica panzer e centravanti.
Nel frattempo, il Barletta osserva e sogna, il Fasano s’indigna, e la Kings League gongola. I suoi showman ormai fanno più notizia del calcio “vero”. E così, mentre gli allenatori pugliesi parlano ancora di pressing, diagonali e allenamenti tattici, Loiodice vola a Milano per pescare la “carta jolly”.
Una scelta che, in un certo senso, rappresenta alla perfezione il calcio dilettantistico di oggi: poco campo, molto streaming. Pochi gol, ma tanti like. Chissà se il Taranto capirà che certe situazioni non si risolvono con un contratto, ma con un po’ di sano realismo. E che per tornare grandi, serve più fame che follower. Nel frattempo, Nicola Loiodice continuerà a fare ciò che meglio gli riesce: dribblare. Avversari, regole, dirigenti e forse anche la logica.


