sabato 27 Luglio 24

Taranto, amare e credere. Si accende la macchina del #Ribaltiamola

Gli undicimila dello Iacovone sono un numero esagerato per la Serie C, che rappresentano un patrimonio per la città. C’è bisogno di credere all’impresa, ma sabato servirà la partita perfetta

L’uno a zero, griffato da Franco Ferrari, complica esponenzialmente i compiti di un Taranto che tra tre giorni, sarà di scena sul green del Menti, con in testa solo quella folle idea, che corrisponde esattamente all’hashtag che ha iniziato a popolare i social rossoblu, già dai minuti immediatamente successivi al triplice fischio.

#Ribaltiamola, scritto a caratteri cubitali, e preceduto da quello che in epoca pre Twitter, ed ancor prima dell’X Muskiano, si chiamava cancelletto, è il mantra di una tifoseria, uscita quale vincitrice assoluta di un confronto sociale e non solo sportivo.
Oltre undicimila i tifosi presenti sui gradoni dello Iacovone, in quella che potrebbe (e non ce lo auguriamo, ndr) essere stata l’ultima partita del Taranto all’interno del vecchio Iacovone, che a partire dai prossimi mesi sarà oggetto di un profondo restyling, che avrà come compito quello di consegnare alla città un impianto moderno e funzionale, che possa proiettare Taranto ed il Taranto nel futuro.

Eziolino Capuano, tecnico del Taranto


Undicimila, anzi, più di undicimila voci assordanti, angelica melodia per videotifosi del Taranto, sparsi nel Mondo, sentitisi ad un passo dalla propria Curva, avranno probabilmente infastidito le orecchie meno innamorate, andando quasi a sovrastare la telecronaca del malcapitato Biagio Liccardo, incredulo davanti allo spettacolo del tifo rossoblu.
Il numero, se rapportato a quello che è stato sugli altri campi, è mostruoso, che stacca di anni luce i 4517, che al Curi hanno visto soccombere il Perugia sotto i colpi della Carrarese, i 4500 del Rocco di Trieste, ma anche i ventimila che giovedì sera risponderanno presente alla chiamata alle armi proveniente dal San Nicola, dove il Bari galleggia tra baratro e boccata d’ossigeno. Nessuna menzione può essere rivolta alle realtà surrogate di Juve ed Atalanta, sconfitte a domicilio da Casertana e Catania, davanti a poche centinaia di afecionados, con presenze sugli spalti di gran lunga inferiori rispetto a quelle che mediamente si registravano la domenica mattina tra il Comunale Nuovo e quello Vecchio.

Simone Simeri

L’analisi tattica è snella. Il Vicenza è squadra intelligente, costruita per vincere, che non sfigurerebbe nemmeno in cadetteria, venuta ieri in riva allo Jonio con l’intento di speculare sul particolare, di portarsela a casa sulla minuzia. Resta l’amaro, come al solito, perché i dettagli sul campo hanno fatto la differenza. Vecchi tatticamente ha giocato, sperando nell’errore del Taranto, sfruttando la disarmonia del pacchetto arretrato in occasione dell’incornata di Ferrari, che è una delle poche sbavature di questo Taranto, che al netto di una condizione atletica fisiologicamente in discesa, anche ieri ha fatto il Taranto, anzi ha fatto il Taranto di Capuano, ma stavolta non è bastato.

Tre gli interventi importanti di Vannucchi, almeno un paio quelli di Confente, confermano la bontà di un duello giocato alla pari dai rossoblu, che hanno palesato la consueta aridità offensiva, ma che non alzano bandiera bianca, ed anzi sotto alcuni punti di vista posso affrontare con il cuore rinfrancato il viaggio che li condurrà in Veneto, sabato, a patto che si alzi il livelli di audacia.
Nulla si può rimproverare a questi ragazzi, nulla a questo allenatore. Tocca crederci, al netto dell’enorme difficoltà, ed oltre ogni ragionevole costatazione in merito. Amare e credere, ancora una volta.

#Ribaltiamola.

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