di Vittorio Galigani
Una recente dichiarazione di Marcel Vulpis, in qualche modo emissario di Apex, ha inteso riaprire una trattativa che sembrava abbandonata. Godendo lui di un visione privilegiata della situazione, Campbell avrebbe ancora in grande considerazione il brand Taranto. Quello che, a seguito dei suoi comportamenti, sta avviandosi alla distruzione
Massimo Giove aveva il merito di aver riportato il Taranto tra i professionisti. Tra mille sacrifici, per di più nel periodo più difficile, quello della pandemia, degli stadi vuoti. Ha “bruciato” quanto fatto di positivo. Non sempre per colpe sue, ma nel volgere di poco tempo, con delle scelte, come il senno di poi ha dimostrato, oltremodo discutibili. Da testardo ha “puntato” su un progetto finanziario e sportivo che non gli apparteneva per concetti sportivi e disponibilità economica.
Per assurdo l’avvicinarsi dei Giochi del Mediterraneo, anziché offrire opportunità positive ha ingigantito il baratro della crisi. Sulla ristrutturazione dello Iacovone si è frantumato il futuro immediato del calcio tarantino. Di certo Massimo Giove è stato abbandonato a se stesso dalle Istituzioni. Danneggiato nel momento più delicato. Ha trovato nel Sindaco un avversario ostile. Protagonista di un comportamento ostativo al sistema calcio. Le emergenti difficoltà strutturali, sportive ed economiche lo hanno indotto all’abbandono, obbligandolo a una ricerca affannosa, quanto improbabile, in considerazione dei tempi, di partner e/o di acquirenti. Ha prestato il fianco, Giove, alla intromissione, a gamba tesa, proprio di Rinaldo Melucci e del suo vice. Che hanno pubblicamente sostenuto l’ipotesi, poi rivelatasi estremamente fragile, di Apex. Un ipotetico “fondo” di investimenti, con origini tuttora da definire.
Dicevamo: dalla padella nella brace? E’ giusto porsi questa domanda in mancanza della dovuta “trasparenza” che l’argomento merita. Parlano in tanti, attorno alle vicende del Taranto F. C. 1927, ma nessuno mette apertamente sul tavolo le proprie “carte”. Le proprie “credenziali”. Le “fondamenta”, portanti, del proprio gruppo di lavoro.
Le “informazioni” sugli acquirenti, presentati dal primo cittadino, se le sono andate a cercare gli addetti ai lavori. E, sinceramente, quelle divulgate dai media italiani, su Mark Colin Campbell, alla bisogna, non sono risultate affatto soddisfacenti.
Tanto più che l’interessato, che avrebbe dovuto dare forza e solidità/solvibilità alla candidatura di Apex come acquirente, non è mai stato in grado di dimostrarlo. Campbell si è sempre trincerato dietro il mutismo di una riservatezza “astratta”. L’evolversi della vicenda ha però dimostrato la pochezza della trattativa. Nessun rispetto degli impegni assunti. Nessuna consistenza patrimoniale. Nessuna credenziale bancaria. Né italiana e nemmeno straniera. Bozze di fidejussioni che volano dalla Germania alla Spagna per appollaiarsi, ancora inutilizzabili, su Firenze. Scuse puerili sulla reale fattibilità di bonifici bancari mai pervenuti. O inviati, che dir si voglia. Piccoli pagamenti effettuati da una carta ricaricabile italiana. Non da un istituto di credito bancario. Il pagamento disatteso delle Licenze Nazionali, previsto dalle norme, nelle date del 16 ottobre e 16 dicembre scorsi, hanno materialmente acuito la crisi spingendo Società e squadra sul “precipizio” attuale. Dinanzi allo spettro di una certa retrocessione tra i dilettanti.
Una recente dichiarazione di Marcel Vulpis, in qualche modo emissario di Apex, ha inteso riaprire una trattativa che sembrava abbandonata. Godendo lui di un visione privilegiata della situazione, Campbell avrebbe ancora in grande considerazione il brand Taranto. Quello che, a seguito dei suoi comportamenti, sta avviandosi alla distruzione.
A pensar male è peccato… si usa dire. Ma, all’occhio attento non sfugge che il tutto si configura in un progetto ”diabolico”. Meticolosamente costruito a monte. Portare il tuo interlocutore (Giove) all’esasperazione. Essendo a conoscenza della sue difficoltà ambientali, nei comportamenti e nella disponibilità economica. La proposta di un cammino fatto di pezzi di carta. Impegni sottoscritti e mai mantenuti alle scadenze convenute, con una conseguente situazione economico/finanziaria che degenera giorno dopo giorno. Una squadra, che andava puntellata e che invece è stata di proposito smantellata, abbandonata a se stessa. Un contesto generale snervante. Un club ormai ridotto senza una fissa dimora, con impedimenti normativi che ne limitano/condizionano, drasticamente, l’attività amministrativa. Situazioni degenerative che a Taranto non si erano mai verificate. Mark Colin Campbell, per i poteri conferitigli, di questo si è reso responsabile e per questo è stato deferito dalla Procura Federale. Per questo verrà inibito a tempo. Il club è al limite del collasso. E’ stato svuotato di ogni interesse. Quello che è stato convenuto in “quel” preliminare, con scadenza al 13 dicembre, non avrebbe più, secondo le sue diottrie, alcun valore. Campbell sarebbe però ancora interessato al brand Taranto. E’ fuor di dubbio. Ma siamo sicuri che non lo sia a costo zero?
Ne deriva che quelle di Marcel Vulpis, alla resa dei conti, sono soltanto “chiacchiere” in libertà. Spicciole e destabilizzanti. La città pretende invece di essere finalmente informata una volta per tutte nei dettagli su Apex. Che sia inglese o degli States. Su chi la rappresenta. Di quali e quante credenziali finanziarie e bancarie dispone. Sulla sua consistenza patrimoniale. Sul piano industriale di lavoro, per i prossimi cinque anni. Pianificando investimenti e risultati, affinché lo Iacovone, ristrutturato, non diventi soltanto una cattedrale nel deserto.
Per evitare, come detto sopra, che si salti dalla padella nella brace.