Melucci nominerà la nuova-vecchia giunta municipale agli inizi della prossima settimana, dopo aver incassato il voto favorevole sul Rendiconto di Bilancio. Salgono le quotazioni dell’Angolano al posto della Luppino
Prima il Bilancio, con il Rendiconto del 2022, poi la nuova Giunta comunale. Melucci fissa la road map della crisi amministrativa più stramba del mondo. Politicamente insulsa, da cicaleccio reiterato, senza capo e coda insomma, perché evoca grandi cambiamenti quando alla fine ci saranno solo piccoli accorgimenti. La montagna che partorisce il topolino. Comunque tra lunedì e martedì prossimi si conosceranno i nomi – con relative deleghe – che andranno a comporre il nuovo esecutivo cittadino. Saranno ancora i partiti, o quel che resta degli stessi, ad indicare al primo cittadino i propri referenti, quelli che dovranno rappresentarli a Palazzo di Città nel proseguo della legislatura inauguratasi solo undici mesi fa. Altro che tecnici (Manzulli e Giorno, gli unici due assessori ad aver conservato le deleghe in questi dieci giorni di crisi/fantasma, sono per caso dei tecnici?). Non facciamo ridere i polli, per favore. In Italia a volere i governi tecnici, in una particolare fase della nostra storia nazionale, furono i Repubblicani con La Malfa padre e figlio. Ma quella era un’altra storia, una vicenda che s’iscriveva in un piano di riforme economiche necessarie al Paese per provare a schiodarlo dal suo perenne immobilismo conservatore. Qui, invece, siamo ad una seduta dall’estetista prima d’iniziare i bagni al mare. Restando ai nomi, al borsino dei gradimenti giornalieri, Melucci spinge per avere in giunta l’attuale portavoce del senatore Turco, Annagrazia Angolano, al posto dell’assessore pentastellato Luppino. Per il resto: il Psi perderà, con Laura Di Santo, il suo posto in Giunta. E il “comunista” di destra Ciraci, come anticipato da CosmoPolis, dovrebbe essere promosso nel ruolo di vice-sindaco. Quanti tecnici, mamma mia. Quanta scienza. In verità questa crisi che, ripetiamo, non ha nulla della crisi amministrativa traguarda un solo obiettivo. Ridefinire il perimetro politico dell’alleanza di centrosinistra al governo della città. Spostando l’asse dei rapporti di forza verso un’area più moderata, democristiana, renziana. E meno sbilanciata a sinistra (sempre che Pd e M5s rappresentino la sinistra in questo Paese…). Il disegno di Decaro, insomma: il primo – e più attrezzato – avversario di Emiliano. Melucci ha cambiato ancora una volta idea. Si è “innamorato” del primo e scaricato, dalla mattina alla sera, il secondo. L’azzeramento della giunta di Taranto è tutta qui, in questo precipizio sospeso delle velleità personali. Per chi volesse raccontarla sul serio, lasciando perdere le veline. E il mattinale delle cronache telecomandate.