Taranto al 4229esimo posto in Italia per quel che concerne le politiche turistiche. Solo lo 0,13% delle risorse iscritte in Bilancio, ogni anno, vengono destinate a questo strategico comparto. I nostri ritardi culturali, la nostra pochezza progettuale, alla base della crisi economica che rischia di soffocarci sempre di più
Tra i comuni italiani che più investono in spesa per le politiche inerenti il turismo ci sono Bologna, Venezia e Bari. Taranto, invece, si piazza ad un poco lusinghiero 4229esimo posto per quel che concerne la graduatoria nazionale e al 160esimo posto tra le realtà municipali pugliesi. I dati forniti da Openpolis fotografano un Paese che, nella sua complessità, è indietro rispetto a nazioni come Francia e Spagna. Che non riesce a tramutare in oro e Pil contante (l’80% dell’intero patrimonio storico-culturale mondiale è ubicato nel Belpaese) la grande ricchezza ricevuta in dote. La capacità di attrarre visitatori sul proprio territorio dipende da numerosi fattori. Dalla presenza di siti di interesse storico in una determinata città, alle strutture ricettive censite sul territorio o alla collocazione geografica di un comune rispetto al mare. Tra questi, anche le Amministrazioni locali hanno un ruolo. Possono infatti destinare parte del bilancio comunale alle spese per il turismo. Queste comprendono tutte le attività di programmazione, promozione e sviluppo. Dall’organizzazione di manifestazioni e iniziative turistiche, ai contributi che i comuni forniscono agli enti che operano nel settore. Servirebbe, insomma, un deciso cambio di passo. Un approccio nuovo verso queste specifiche tematiche. L’Italia è pur sempre il Paese che ha erroneamente impiegato alcuni decenni, dopo l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, prima che si potessero istituiti ministeri-chiave come quello per la promozione culturale e turistica. I nostri ritardi, su questi aspetti, partono da lontano. Quanto a Taranto, c’è poco da aggiungere ormai. Non bastavano le classifiche de Il Sole 24 Ore a relegarci nel girone dell’Inferno per quel che concerne la qualità della vita. Siamo ultimi anche per la spesa pro capite inerente le politiche turistiche nella nostra città. Solo lo 0,13% delle risorse iscritte, ogni anno, in Bilancio. Uno sfascio completo.