Aigi: “Chiediamo da mesi di poter rientrare dello scaduto alla luce dello stallo decisionale a cui si e’ giunti da parte degli attori interessati”
“Ci vediamo costretti, nostro malgrado, a comunicare l’impossibilita’ per le nostre imprese metalmeccaniche di far fronte nel mese corrente al pagamento degli oneri fiscali e previdenziali e, purtroppo, alla erogazione di stipendi e della tredicesima mensilita’ ai nostri collaboratori. Nonostante gli appelli lanciati piu’ volte, le numerose richieste di incontro inviate al management della societa’, al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri Urso e Fitto, al fine di addivenire ad una soluzione ai fini di una ripresa della produzione in chiave ecocompatibile, sono rimaste lettera morta”.
E’ il passaggio cruciale della lettera che oggi l’Aigi (l’associazione delle imprese dell’indotto ex Ilva e metalmeccanico) ha inviato ai vertici nazionali (Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella) e tarantini (Biagio Prisciano, Francesco Brigati e Davide Sperti) dei sindacati Fim, Fiom e Uilm. Stessa lettera anche a Franco Rizzo di Usb nazionale.
Non pagate, o pagate con molto ritardo, da Acciaierie d’Italia per i lavori eseguiti nella fabbrica e fatturati, le imprese lanciano l’allarme. Un primo segnale Aigi lo aveva manifestato gia’ nei giorni scorsi, in altre lettere ad Acciaierie e al prefetto di Taranto, evidenziando che l’esposizione delle imprese associate era intorno ai 90 milioni e che questo, in mancanza di soluzioni, rischiava di provocare altre conseguenze a breve, a partire da stipendi e tredicesime ai dipendenti. E cosi’ ora rischia di essere. E’ un effetto della crisi di liquidita’ che assedia da mesi Acciaierie. Che, non avendo soldi in cassa, circolante, credito dalle banche e sostegno dall’azionista di maggioranza Mittal, cerca di stringere ovunque possibile: dall’acquisto delle materie prime per la produzione al pagamento dei fornitori.
“Chiediamo da mesi di poter rientrare dello scaduto alla luce dello stallo decisionale a cui si e’ giunti da parte degli attori interessati – Governo e parte privata – con conseguente riduzione totale delle commesse ed addirittura il blocco di quelle che avevamo acquisito sulle quali abbiamo anche investito ingenti risorse economico-finanziarie” evidenzia l’Aigi.
Si registrano reazioni del sindacato e della politica. Per Davide Sperti, della Uilm, “non vorremmo che si trattasse di un modo per esercitare pressioni sul Governo affinche’ eroghi altri soldi ad Acciaierie dopo i tanti gia’ dati senza costrutto, visto che questi stessi imprenditori hanno sempre plaudito al management di Acciaierie e accettato tempi di pagamento lunghissimi”. Per Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera, “il Governo deve intervenire immediatamente per ricomporre la crisi. Se lo Stato non si attiva subito per assumere il controllo dell’ex Ilva, a morire definitivamente non sara’ solo uno dei piu’ grandi poli siderurgici d’Europa, ma anche tutta l’economia del territorio ad esso legata, con conseguenze sociali catastrofiche. Il ministro Fitto, che ha gravissime responsabilita’, riuscira’ a mettere l’orgoglio da parte e fare marcia indietro prima che tutto cio’ accada?” (AGI)