“Alcune aziende associate non saranno nelle condizioni di corrispondere la tredicesima e il saldo inerente alla busta paga di novembre”
Nella serata di ieri si è riunita l’ assemblea degli associati Aigi per valutare gli ultimi accadimenti relativi ad ex Ilva. Gli associati hanno posto all’attenzione del Consiglio Generale la comunicazione pervenuta da parte di AdI che contesta a diverse aziende dell’ indotto un presunto grave inadempimento in relazione allo sciopero del giorno 20 dicembre”. Lo affermano in una nota i rappresentanti di A.i.g.i. Associazione Indotto e General Industries.
“Le aziende destinatarie della comunicazione hanno sempre salvaguardato il territorio e ritenuto lo stabilimento un asset fondamentale per il sostentamento dell’economia locale, – sottolineano – impegnandosi a garantire la continuità aziendale, accettando, negli ultimi anni, situazioni insostenibili come il pagamento a 180 giorni.”
Aigi nella lettera di risposta inviata ad Acciaierie d’Italia dichiara irricevibile ed inaccettabile la contestazione pervenuta, in quanto, si è trattato di una impossibilità nell’eseguire la prestazione sopravvenuta per cause non imputabili ai singoli datori di lavoro.
“Ad oggi, peraltro, i pagamenti dei crediti delle aziende sono giunti con il ‘contagocce’ tanto che alcune imprese associate – prosegue la nota – non saranno nelle condizioni di poter garantire il saldo inerente alla busta paga del mese di novembre, nonché la corresponsione della 13esima mensilità.
Alla luce di quella che è divenuta una situazione insostenibile l’ associazione auspica che, nelle prossime ore, venga definita tra la compagine societaria di AdI, una linea che possa garantire la ripresa della continuità produttiva considerando che ad oggi le imprese non hanno ordini di lavoro che possano far prefigurare continuità aziendale. Una mancata programmazione che lascia l’indotto e i suoi lavoratori nell’incertezza”.
Concludono gli esponenti di Aigi. “Chiediamo dunque chiarezza e senso di responsabilità dagli attori in campo, parte pubblica e socio privato, che ancora non riescono a trovare una soluzione per garantire la continuità produttiva allo stabilimento di Taranto. Uno stabilimento che, non ci stancheremo mai di sottolinearlo, viene tuttora considerato strategico per l’economia dell’intera nazione”.


