“Per la prima volta a manifestare con le stesse medesime rivendicazioni saranno imprenditori e organizzazioni sindacali che scendono per strada in difesa della città”
“Aigi condivide le ragioni della manifestazione indetta dalle sigle sindacali metalmeccaniche in programma lunedì prossimo 29 gennaio. Imprese e sindacati insieme in difesa della produzione ecocompatibile, del lavoro e del territorio tarantino, in difesa della sopravvivenza dello stabilimento siderurgico il cui futuro è fortemente a rischio mentre incombe lo spettro della seconda amministrazione straordinaria nel giro di un decennio”. Così in una nota l’Associazione Indotto Adl e General Industries.
“Quella di lunedì sarà una data storica per la città. Per la prima volta a manifestare con le stesse medesime rivendicazioni saranno imprenditori e organizzazioni sindacali che scendono per strada in difesa della città. Manifestano per l’ex Ilva, la madre di tutte le vertenze mentre Taranto si è trasformata nella città delle vertenze. – Prosegue – Aigi lancia dunque l’appello alle altre forze economiche della città, agli ordini professionali e alle associazioni di categoria perché a rischio non sono solo i lavoratori diretti e dell’appalto ex Ilva. A rischio è la tenuta economica dell’intero territorio perché il default delle imprese e la chiusura della fabbrica si riverbererà sul reddito pro capite di ogni singolo cittadino.
Ad oggi sono 2640 i lavoratori dell’indotto in cassa integrazione, una misura che le aziende non hanno potuto evitare a causa dei mancati pagamenti da parte di AdI che rischiano di mandare sul lastrico le imprese dell’appalto. – Sottolineano – Aziende che in questi anni hanno garantito produzione e manutenzione degli impianti. Imprese strategiche per il ciclo produttivo del colosso siderurgico e per l’attuazione del piano ambientale che, strette nella morsa della crisi dovuta alla mancata corresponsione dei crediti vantati, non hanno potuto far altro che ricorrere agli ammortizzatori sociali non potendo più garantire il pagamento degli stipendi ai propri dipendenti. Che non vanno additate, nonostante la comprovata strategicità, quali responsabili dello spegnimento degli impianti.
La verità è un’altra e non può essere taciuta. – Si legge nella nota – Acciaierie d’Italia non ha fondi per mantenere in esercizio gli impianti e non ha ordini in corso nemmeno per il rifornimento di carbon coke il cui costo si aggira sui 350 euro a tonnellata. Ecco perché parteciperemo convintamente alla manifestazione indetta dalle sigle sindacali.
La fabbrica si sta spegnendo e il costo sociale sarà altissimo. Le misure di prededucibilità preannunciate dal Governo che all’apparenza possono apparire come la soluzione alla crisi in corso non sono attuabili essendo AdI una società priva di asset. – Concludono gli esponenti di Aigi – A pagarne le conseguenze saranno le imprese e con esse i lavoratori. Con i lavoratori la città tutta”.