“Al di là dei soliti annunci, ci troviamo davanti all’ennesima mezza misura e per curare un malato gravissimo Fratelli d’Italia e questo esecutivo ha scelto di prescrivere un’aspirina”
“Delle due l’una: o abbiamo letto un decreto diverso da quello che hanno a disposizione i colleghi del centrodestra, oppure qualcuno tra noi ha gravi problematiche di comprensione del testo. Ciò che sembra certo dal testo a nostra disposizione è l’enorme equivoco di fondo nella risposta che il Governo sta dando all’indotto dell’ex Ilva”. Lo afferma in una nota Ubaldo Pagano, deputato del Partito Democratico.
“Queste imprese non chiedono nient’altro che far valere un principio sacrosanto del nostro ordinamento, ossia vedersi riconoscere i crediti che vantano nei confronti di Acciaierie d’Italia. La risposta del Governo Meloni, invece, spacciata per giunta come risolutiva, è consentire a queste aziende di indebitarsi ulteriormente per disporre della liquidità necessaria a mandare avanti l’attività. – Afferma – E poco importa se si tratta di finanziamenti automatici, agevolati e garantiti dallo Stato, perché sempre di nuovi debiti si tratta. Soldi che le imprese dovranno restituire mentre il loro credito non verrà mai riconosciuto.
Siamo quindi di fronte a un paradossale ribaltamento della realtà. E non è assolutamente vero che Mediocredito Centrale ‘acquisirà i crediti certificati a condizione di mercato’ come è stato detto da qualcuno. L’unica verità è che lo Stato sta offrendo la sua garanzia fino all’80% dell’importo finanziato nel caso in cui quei nuovi prestiti non vengano restituiti dalle imprese dell’indotto. Ma a quale prezzo un’impresa potrebbe rifiutarsi di pagare il suo debito con un istituto di credito? Quello dell’insolvenza e del conseguente fallimento? – Sottolinea Pagano – In breve, anche nella migliore delle ipotesi, di cui però non troviamo traccia nel testo del decreto, lo Stato scaricherà sulle imprese dell’indotto almeno il 20% del credito vantato. Nella peggiore sta aggiungendo al danno di un credito non risarcito, la beffa di un nuovo debito da onorare.
Sulla norma che prevede la prededucibilità di quei crediti, poi, c’è poco da dire. Se non che vale davvero poco offrire questa garanzia alla luce di un’azienda, Acciaierie d’Italia, che non ha alcun patrimonio da liquidare per saldare qualsiasi debito. – Si legge nella nota – L’ultimo punto che sorprende negativamente, infine, riguarda l’integrazione salariale che viene garantita ai lavoratori dipendenti dell’indotto. Una misura giusta, senz’altro, se non fosse che viene posta inizialmente a carico delle stesse imprese. Si legge nel decreto, infatti, che sarà il datore di lavoro ad erogare tali trattamenti ai dipendenti, salvo vedersi rimborsare il relativo importo dall’INPS”.
Conclude Pagano. “Come si può pensare che aziende che versano in uno stato di gravissima crisi possano avere la disponibilità necessaria ad erogare queste somme? Perché non si è scelto di sgravarle almeno da questo onere, chiedendo all’INPS di provvedere direttamente? Insomma, al di là dei soliti annunci, ci troviamo davanti all’ennesima mezza misura e per curare un malato gravissimo Fratelli d’Italia e questo Governo hanno scelto di prescrivere un’aspirina.”