“I requisiti, oltre a non essere stati oggetto di una discussione preventiva con noi, ci sembrano ancora troppo generici e privi di una reale indicazione sul futuro concreto dell’azienda”
“Il tavolo odierno a Palazzo Chigi per la nostra organizzazione ha sancito due elementi: il primo è che ci sembra a senso unico la strada che porta al piano ‘di ripartenza’ e quindi alla Cigs. Gli amministratori hanno rappresentato nel merito la difficilissima situazione impiantistica e le modalità con cui arrivare entro il primo trimestre 2026, e nel pieno rispetto dei svariati dettami legge, ad una produzione stabile basata su 3 altoforni, capace di saturare tutto il personale.” Lo affermano in una nota Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’Esecutivo Confederale Usb, dopo l’incontro avvenuto questa mattina a Palazzo Chigi per la questione del siderurgico tarantino.
“La proposta dei commissari è quella di abbassare ulteriormente i numeri della cassa, di garantire rotazione e formazione, ma per la nostra organizzazione questo ancora non basta, e servono ulteriori garanzie per un’integrazione economica e numeri di utilizzo ribassati ulteriormente.
Abbiamo però ribadito anche che, a nostro avviso, la questione centrale, al di là della gestione della ‘ripartenza’, diventa da subito quella che riguarda il bando di vendita e le condizioni dello stesso. – Sottolineano Rizzo e Colautti – Secondo noi infatti non è stato sufficiente il racconto dei commissari e del Governo su quelle che sono le condizionalità o i requisiti per l’acquisto degli stabilimenti da parte di uno dei sei soggetti privati che si sono affacciati a questa vicenda.
I requisiti infatti, oltre a non essere stati oggetto di una discussione preventiva con noi, ci sembrano ancora troppo generici e privi di una reale indicazione sul futuro concreto dell’azienda. Serviva dal Governo un vero chiarimento sull’idea di carbonizzazione, di cosa questo significa concretamente, anche per quanto riguarda la paventata realizzazione dei forni elettrici su cui oggi non si è detto nulla.
La nostra organizzazione ha quindi ribadito la necessità di un confronto nel merito sulle condizioni di ingresso di un eventuale nuovo soggetto. Per noi serve una prima fase di accompagnamento pubblico reale per evitare il ripresentarsi di una nuova Arcelormittal. – Concludono i sindacalisti Usb – Per USB è prioritaria la garanzia totale dell’occupazione, della tenuta unitaria del gruppo (no allo spezzatino tra stabilimenti), dell’indotto e ovviamente abbiamo ribadito che i lavoratori di Ilva in AS devono essere dentro a questo percorso.”