di Vittorio Galigani
Benevento squadra con un passo diverso da tutte le altre. La lungimirante gestione del presidente Vigorito sta pagando alla lunga. Catania da rivedere, tanti nomi non sempre fanno una squadra. Taranto, una pena infinita
Cosa racconta il campionato dopo la prima del girone di ritorno? Benevento mantiene il passo. Si rialza prontamente dallo scivolone casalingo e “strappa” tre punti preziosi a Cava. Apprezzabile e visionaria la politica degli investimenti, attuata dal presidente Vigorito, dopo le deludenti stagioni del recente passato. Auteri ha a disposizione una intelaiatura con “vista” sul futuro. Uno dei pochi club che da anni “lavora” sulla qualità prodotta dal settore giovanile. Le capacità del tecnico e la qualità della rosa, a sua disposizione, fanno dei giallorossi i favoriti alla promozione diretta.
Monopoli è l’unico a tenere ancora testa alle “streghe”. I biancoverdi meritano la piazza d’onore. Più forti dei tanti infortuni subiti, sono la vera rivelazione del campionato. Rossiello, Chiricallo e Colombo hanno validi motivi per andare, orgogliosi ed a petto in fuori. Alla luce di quei risultati inspiegabili gli ampi spazi vuoti del Veneziani, nel settore distinti.
Cerignola perde per strada punti importanti. Anche in casa. Il pareggio “regalato”, nei minuti finali, conferma che Raffaele non ha ancora i polsi per guidare una squadra da primato. Potenza ed Avellino “chiudono” il gruppo delle inseguitrici che possono ancora “cullare” ambizioni di primato. I rossoblu lucani, outsider nel giudizio generale, mantengono invece il passo dei migliori. Pietro De Giorgio, da considerare all’esordio in panchina, può esserne fiero. Una squadra dove segnano un po’ tutti. Con la “ciliegina” Caturano, punta di diamante, valore aggiunto. Difficile esprimersi sulle reali ambizioni dei campani affidati, in corsa, al “pitone” Biancolino. Il potenziale tecnico è di primordine. La continuità lascia a desiderare. Il rendimento discontinuo di alcuni uomini base, nello scacchiere degli irpini, impone di essere cauti sull’esito finale del loro campionato.
Sulla carta appare tardivo il risveglio del Crotone. Pensando alla vetta, tanti gli 8 punti di distacco dai primi della classe. E troppe le squadre che lo procedono. Alla famiglia Vrenna va, comunque, il merito di aver investito su giovani di qualità. Come di aver vinto alcune “scommesse” soltanto apparente impossibili. Come aver creduto nel recupero, per molti impossibile, di Tumminiello.
Il campionato del Catania è evidenziato dalla pochezza dei risultati. Dalla scarsa integrità fisica di alcuni. Dal rendimento alterno di altri. Una rosa infarcita di nomi più che di calciatori. Con un numero importante di fuori lista, dai contratti onerosi, che gravano ancora sul bilancio. Situazioni che lasciano preludere a un ridimensionamento del progetto e degli investimenti. In funzione anche del mercato in uscita. Grella, Faggiano e Mimmo Toscano si ritrovano tra le mani una bella gatta da pelare.
Zauri usa pazientemente il “collante” per rimettere insieme i cocci del Foggia. I rossoneri con il nuovo tecnico stanno allontanandosi della zona più pericolosa della classifica. Una annata storta per molteplici motivi. Non solo tecnici. Non solo tattici. Un ambiente particolare. Una tifoseria giustamente esigente. Dal palato sensibile. Che peraltro mal sopporta una proprietà non “domestica”. Difficile quindi anche per Canonico. Che in estate ha speso se stesso per la composizione di una rosa competitiva. I risultati gli hanno dato torto. Hanno evidenziato che aveva affidato ruoli determinanti a collaboratori non idonei per quella piazza.
Trapani lontanissimo dalla zona promozione. 12 punti dal Benevento nonostante, a nomi, sia una rosa tra le più importanti del torneo. A questa altezza, puntare alla Coppa Italia per “maturare” un vantaggio nei play off non è soltanto una sensazione. Il patron Valerio Antonini forse paga la poca conoscenza iniziale della categoria. Ha composto un “puzzle” di spessore che con frequenza si smarrisce. Troppe le distrazioni difensive. Non molta la qualità a centrocampo. Carriero, onnipresente, corre e usa la spada, ma non conosce l’arte del “fioretto”. In avanti non ci sono valide alternative a Lescano. Bloccato lui si “spegne” la luce. Antonini è un presidente esteta del calcio. Ama lo spettacolo. Ha però fatto scelte contradittorie. Dovrà ora abituarsi a un gioco sparagnino. Fatto sovente di risultati ad “occhiali” e vittorie con il minimo scarto. Si prepari a un mercato di riparazione pirotecnico. In entrata ed in uscita.
A tal proposito da diversi giorni si sono aperte le trattative. Anche se il “Calciomercato” apre ufficialmente con l’avvento del nuovo anno. Alla ripresa delle ostilità. Il prossimo 5 gennaio. Inizierà una campionato diverso. Rimodulato secondo necessità e virtù. Difficilmente si potranno muovere Lescano e Caturano. Entrambi supervalutati dalle rispettive società. Abbiamo accennato alla situazione in casa Catania che, tra gli altri, deve “sistemare” anche Chiricò. Fino alla scorsa stagione attrazione primaria nelle trattative. Ci saranno molti altri club che comunque “smonteranno/rimonteranno” la propria squadra. Privilegiando, logicamente, lo scambio delle “figurine” all’insegna della sostenibilità smarrita.
Fantastichiamo allora. Cerignola ha bisogno impellente di un attaccante vero. Monopoli per reggere quella classifica deve infoltire la rosa, certamente va trovato immediatamente il sostituto di Vasquez, purtroppo lungo degente. Avellino ha giocatori in sovrannumero, anche doppioni in qualche ruolo, ma è carente nella qualità dei rincalzi. Il girone di andata ha evidenziato la difficoltà di andare a rete in assenza di Patierno. Come è importante la presenza di Palmiero nella costruzione del gioco.
Per il Taranto (Società e squadra) giunge opportuna la sosta del campionato. Ci sarà modo di rifiatare. In tutti i sensi. Di smorzare toni e comportamenti. Quindici giorni per “scovare” un nuovo allenatore. Indispensabile. Non sarà facile scegliere/convincere qualcuno. Necessario rivoltare come un calzino la rosa. Inserendo calciatori in grado di affrontare con dignità la parte rimanente del campionato. Onorando, al meglio, la maglia.
Sul fronte societario le voci si rincorrono. L’affaire Apex/Campbell si tinge di giallo. Ci sono in giro le “bozze” di una fidejussione predisposta da una banca spagnola. Ancora in attesa di approvazione. Starebbero emergendo novità su soggetti esu coinvolgimenti. Quel bonifico pervenuto in ritardo ha tuttora un “padre” anonimo. Che dire, al proposito, di ATS Taras che fa ancora da “sponda” (misteriosa) per l’inglese? A detta loro, non si sarebbe arreso. Bontà sua. Nel frattempo è uscito allo scoperto l’avvocato Giovanni Di Stefano. Vecchio gestore del Campobasso. Un intervento inusuale il suo. Diciamo inopportuno. Un personaggio indubbiamente discusso.
Viene da domandarsi, ma tutti qui vengono? Si è proposto. Con una nota ufficiale e con modalità ben definite. Dichiarando di voler offrire un contributo per rimettere il club rossoblu in rotta, verso acque più tranquille. Se son rose fioriranno. Recenti esperienze negative hanno visto esporsi, per poi rifugiarsi in una repentina retromarcia, Rinaldo Melucci e Gianni Azzaro. Prestavano il fianco al “parolaio” Campbell ed altri, dall’identità ancora dubbia, ma individuabili. Operazioni “farlocche”, dissoltesi nel nulla, consigliano di esprimersi con cautela sul futuro prossimo della Società. Il tempo della verità sta però maturando. Si saprà a breve chi sono coloro che portano gli “orecchini”.


