Alla destra tarantina non conviene tornare al voto. Alla destra pugliese conviene continuare a perdere. Meloni & Company se ne facciano una ragione: con questo personale minoranza (politica) sono e minoranza continueranno ad essere
La destra tarantina non vuole interrompere anzitempo la legislatura a Palazzo di Città. Non vuole perché non può. E’ alleata di Melucci dichiarandosi, a parole, sua avversaria. E’ impreparata, divisa, non ha quadri spendibili. Personale (politico) in grado di calarsi nel ruolo. Dovrebbe inventarsi candidati, ma difetta in creatività. Per queste ragioni vive senza eccessivi patemi d’animo nella comfort zone dell’opposizione. Dei banchi che sopravvivono senza decidere. E si nutre di una minoranza che non ambisce a diventare altro. Per Taranto vale, insomma, quanto già sostenuto per l’intera realtà pugliese. Questa destra, con questi uomini, non diventerà mai forza di governo. Pur disponendo potenzialmente di un consenso maggiore rispetto allo schieramento di centrosinistra, recita la parte del comprimario. Dello sconfitto divertito. Della periferia espulsa dal centro. Meloni & Company se ne facciano una ragione: il radicamento romano diviene – e si trasforma – in (s)radicamento barese, tarantino. Come il fuoco di Eraclito, che quando vince soccombe, la destra è una sinistra soltanto meno mancina.
Caduto il Muro di Berlino, finita la storia secondo le previsioni di Francis Fukuyama, perso il primato della politica a favore di un capitalismo autosufficiente, la sinistra ha smarrito un proprio progetto culturale da offrire in pasto alle società contemporanee. E la destra si è rinchiusa nel recinto di un’identità da rimbalzo. Da rinculo perenne verso tutto ciò che difetta a sinistra. Con il risultato che entrambe mancano di una visione, di strumenti moderni di lettura dell’esistente. Si passa all’opposizione, ma non si firma dal notaio. Pur di sopravvivere si tiene in vita ciò che andrebbe combattuto, sconfitto, interrotto. E’ la nuova frontiera dell’occupazione istituzionale, la vulgata modaiola della democrazia 2, 3 e 4.0. Una volta eletti tutto finisce. Tutto termina quando è appena cominciato.
La destra mantiene in vita Melucci, perderà alle prossime consultazioni regionali, continuerà a farsi rappresentare da un ceto politico inadeguato, nominerà un presidente dell’Autorità portuale che capisce poco e niente di scienze marittime. Ma va bene cosi nel punto cieco, nel minuscolo luogo evocato dalla scrittore spagnolo Javier Cercas. Quello degli sconfitti che si ritennero vincitori.